Caltanissetta. Il collegio penale del tribunale di Caltanissetta. presieduto da Francesco D’Arrigo, oggi dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha deciso di riunire i due giudizi scaturiti dall’inchiesta sul sistema Montante che si celebrano con rito ordinario. L’attenzione investigativa si concentrò tutta intorno all’imprenditore Antonello Montante, ex leader di Confindustria, a sua volta imputato. Secondo gli inquirenti, con il tempo avrebbe organizzato una fitta rete di appoggi e sostegni, anche politici, imponendo le linee di condotta ma anche mettendo in campo una serie di illeciti, resi possibili da importanti interventi di esponenti delle istituzioni. Tra gli imputati, ci sono l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta (difeso dall’avvocato Vincenzo Lo Re) e gli imprenditori gelesi Rosario Amarù (difeso dall’avvocato Flavio Sinatra) e Carmelo Turco (rappresentato dal legale Giacomo Ventura). A giudizio ne rispondono inoltre Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata colonnello dei carabinieri e Diego Di Simone Perricone ex capo della security di Confindustria, gli ex assessori regionali Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara e l’altro imprenditore Giuseppe Catanzaro. Tutti sarebbero stati a disposizione di Montante e l’avrebbero favorito, attraverso i loro ruoli anche istituzionali. Tra le contestazioni, c’è la corruzione. Nell’altro filone, invece, sono imputati l’attuale candidato alla presidenza della Regione Renato Schifani, l’imprenditore nisseno Massimo Romano, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda, il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello, il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. Nel processo abbreviato, lo scorso 8 luglio, la Corte d’appello di Caltanissetta dopo otto ore di Camera di consiglio aveva condannato l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. La Corte d’appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti (a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta) aveva condannato a luglio anche i componenti del “cerchio magico”: 5 anni per Diego Di Simone, l’ex ispettore della squadra mobile di Palermo diventato il capo della security di Confindustria. In primo grado aveva avuto 6 anni e 4 mesi. Un’altra condanna anche per Marco De Angelis, sostituto commissario della questura di Palermo: 3 anni e 3 mesi anni, mentre in primo grado ne aveva avuto 4. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di ‘spionaggio’ . Assolto invece il questore Andrea Grassi, che in primo grado aveva avuto 1 anno e 4 mesi. L’ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia, era stato ritenuto responsabile di una fuga di notizie, ma già la gup l’aveva assolto dall’accusa più pesante, non faceva parte della catena delle talpe di Montante. In estate era arrivata un’assoluzione piena. Assolto, infine, da due capi d’imputazione il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta. Per un altro capo d’accusa, relativo all’assunzione della figlia, è scattata la prescrizione. Adesso si attendono le motivazioni della sentenza d’appello. Per Schifani l’accusa è di concorso in associazione a delinquere e rivelazione di segreti d’ufficio. Il politico avrebbe appreso dell’esistenza dell’inchiesta su Montante da Esposito, grazie alla veicolazione di Grassi, e lo avrebbe fatto sapere a Cuva affinché informasse D’Agata del fatto che quest’ultimo capo centro della Dia di Palermo, fosse sotto inchiesta.
La decisione di riunire due procedimenti è stata presa come specificato dal presidente “vista la comunanza di fonti di prove e di lista dei testi, e in considerazione del fatto che si tratta di giudizi tra loro connessi in cui risulta contestato il reato di associazione a delinquere, la riunione non determina ritardo ma ne consente una più rapida esecuzione”. Il presidente del collegio D’Arrigo ha fatto anche presente che la decisione scaturisce dalla constatazione che “la trattazione con tempistiche diverse da parte di diversi collegi che sono presieduti dal medesimo presidente determinerebbe incompatibilità, e che la ratio dell’istituto di riunione di processi è usata anche al fine di evitare l’incompatibilità”. La prossima udienza è fissata per il 26 settembre.