Gela. Per la difesa, si trattò di un’ingiusta detenzione, seppur per un breve periodo di quattro giorni. Sarà nuovamente la Corte d’appello di Caltanissetta a doversi occupare della richiesta di riparazione avanzata nell’interesse del trentanovenne Pasquale Andrea Trubia. Fu coinvolto nel blitz antimafia “Redivivi”, accusato di aver partecipato all’intimidazione ai danni di un operatore della raccolta della plastica usata. Per il trentanovenne, nel giudizio arrivò l’assoluzione e già il gip ne dispose la scarcerazione. La Corte d’appello nissena, un anno fa, respinse la richiesta di riparazione per ingiusta detenzione, avanzata dal legale Nicoletta Cauchi, nell’interesse di Trubia. La Cassazione, invece, ha ribaltato la decisione, ritenendo che ci siano gli elementi per arrivare al riconoscimento dell’ingiusta detenzione. Secondo i giudici romani, che hanno accolto il ricorso della difesa, la Corte d’appello avrebbe fatto leva su presunti elementi di colpa, che in realtà sono stati esclusi anche nel giudizio. Trubia spiegò di non aver mai partecipato all’intimidazione all’operatore, che per gli inquirenti sarebbe avvenuta anche con un’arma.
Si sarebbe trovato sul mezzo usato quel giorno, ma senza alcuna volontà di agire ai danni del padroncino della plastica. La Cassazione ha disposto l’annullamento dell’ordinanza d’appello e i giudici di Caltanissetta dovranno ritornare sulla richiesta di riparazione avanzata dal trentanovenne.