Gela. Quell’eccessiva confidenza con il ventunenne Alessandro Di Gennaro, uno degli spacciatori di cocaina arrestati dai carabinieri del reparto territoriale con l’operazione “Golden boys”, è costata il posto di lavoro ad un medico.
Ha risolto consensualmente il contratto con la clinica Santa Barbara, decidendo di lasciare la città per raggiungere la moglie e la figlia a Catania. Il medico era finito nell’inchiesta dei carabinieri perché ritenuto uno dei migliori clienti di polvere bianca spacciata dalle venti persone finite in galera anche con l’accusa di organizzare furti nel territorio. “Il medico, per libera scelta, ha rassegnato le proprie dimissioni – ammette Francesco Crimaldi, responsabile della clinica Santa Barbara di Macchitella – motivando la sua decisione con la necessità di dovere raggiungere la famiglia. Da ieri non lavora più per la clinica. L’incarico di responsabile della riabilitazione è stato affidato al medico Salvo Abela di 34 anni. Ha conseguito la laurea a Catania e corona il desiderio di lavorare nella sua città”.
Sulla vicenda si preferisce mantenere il più stretto riserbo anche se le cronache degli scorsi giorni, legate all’operazione “Golden boys” avevano avuto ampia risonanza colpendo direttamente gli assuntori finiti nell’indagine. Oltre al medico si parla di due parrucchieri tra i più assidui consumatori di cocaina. L’ormai ex medico della clinica Santa Barbara, secondo le intercettazioni dei carabinieri, avrebbe incontrato lo spacciatore Di Gennaro anche sul posto di lavoro e davanti il portone dell’abitazione dei genitori. I contatti avvenivano tramite sms con una particolare frequenza e confidenza. Il medico si lasciava chiamare “parrino”, come evidenziato nelle intercettazioni telefoniche condotte dai militari dell’arma, quando gli ordinava le dosi di polvere bianca. Bastava un sms per avvertire il presunto spacciatore e in pochi minuti la consegna veniva effettuata.