Gela. Uno stabile, già in parte confiscato ad un esponente delle famiglie mafiose locali, ancora al centro di una vicenda processuale. Lo stabile di Settefarine. Sono cinque gli imputati finiti davanti al giudice Tiziana Landoni. Devono rispondere di abusivismo edilizio e di non aver adempiuto ai provvedimenti imposti. Si tratta di una delle proprietarie e di altri familiari che vivono ancora nello stesso stabile, nella zona di Settefarine. In base alle accuse, avrebbero anche continuato ad edificare nonostante un quarto dell’immobile fosse già confiscato mentre la parte restante sarebbe già stata acquisita al patrimonio del Comune. Davanti al giudice, sono stati sentiti due operatori di polizia giudiziaria che, negli scorsi anni, si sono occupati dei sopralluoghi effettuati anche su richiesta dei funzionari della questura di Caltanissetta. Entrambi hanno confermato che una parte dello stabile era già stata definitivamente confiscata a seguito di un provvedimento che colpì un esponente delle famiglie di mafia locali. Il pubblico ministero Giampiero Cortese, inoltre, ha scelto di produrre l’atto, firmato dai tecnici comunali, che già tre anni fa confermava l’acquisizione dello stabile al patrimonio indisponibile del Comune. Il difensore degli imputati, l’avvocato Antonio Gagliano, ha cercato di ricostruire l’origine dell’intera procedura sottolineando come i suoi assistiti, nel corso del tempo, abbiano comunque cercato di attivare la procedura di sanatoria edilizia, resa però impraticabile dal provvedimento di acquisizione dell’immobile al patrimonio del Comune. Intanto, si tornerà in aula il prossimo 24 ottobre.