Gela. Se il fronte ambientalista e una parte della politica locale, con in testa il Movimento 5 Stelle, si è apertamente schierato contro le trivelle e a tutela del mare, il sindacato
critica le motivazioni del referendum di domenica.
I chimici della Cgil sono per il no. Dopo la netta presa di posizione, contraria al quesito referendario, assunta dalle segreterie provinciali e regionali di Femca-Cisl e Uiltec, è il turno della Filctem-Cgil. Il no al referendum viene confermato dal segretario provinciale della sigla Gaetano Catania e dai vertici regionali dei chimici della Cgil. “Il dibattito sul referendum del 17 aprile – spiega i segretario generale Giuseppe D’Aquila – si sta rivolgendo alla pancia della gente. Il paese sta perdendo una grande opportunità di dibattito su temi strategici. Non basta chiudere le raffinerie e tappare i giacimenti di idrocarburi entro le dodici miglia per risolvere il problema della riconversione energetica italiana”. Per il segretario siciliano dei chimici della Cgil, infatti, l’Italia produce solo il dieci percento dell’energia consumata, importando la percentuale rimanente. “Rispetto a questo contesto – aggiunge – che fatico a scovare nei meandri del dibattito referendario, difendo il lavoro e i lavoratori. Per questo, anche nel pieno rispetto dello strumento del referendum, voterò senza dubbio no. La teoria del “poi vedremo”, in assenza di un piano strategico e di una scelta politica “vera” di fondo, non solo non mi convince ma rischia di rappresentare un pericolo che il paese e la Sicilia non possono permettersi. Di fronte a temi così complessi non ci è concesso semplificare e cedere alla tentazione di affidarsi a soluzioni “illuminate” di chi ha il dovere di spiegare come si realizzano le cose, soprattutto se le ripercussioni delle scelte le pagheranno gli altri”.