Gela. Si riserva di “presentare querela”, rispondendo così agli “attacchi personali” mossigli dall’assessore Nadia Gnoffo. L’avvocato Livio Aliotta, presidente della Consulta delle associazioni a tutela dei diversamente abili, ritiene invece priva di ogni riscontro la ricostruzione fornita dall’assessore ai servizi sociali, a partire dal nuovo regolamento per il trasporto disabili. Conferma di avere il pieno sostegno delle famiglie dei diversamente abili e invita Gnoffo a presentare le dimissioni. “Ciò che conferma la bontà delle critiche sollevate dalla Consulta è proprio il fatto che l’assessore Gnoffo, promotrice del regolamento, non abbia fornito alcun valido riferimento a sostegno del testo normativo portato in giunta, non solo non provando affatto la regolarità e la legittimità dello stesso con le fantomatiche sentenze che si limita, alquanto genericamente, a richiamare solo di sfuggita, ma, soprattutto, non facendo riferimento ad alcuna normativa. Auspichiamo, pertanto, in un intervento del consiglio comunale che possa riportare nell’alveo della legittimità normativa e costituzionale il vergognoso testo presentato dall’assessore ai servizi sociali. Per coerenza e onestà intellettuale l’assessore Gnoffo prima di attaccarmi – dice Aliotta – dovrebbe confrontarsi con lo stesso consiglio comunale e, semmai, nella denegata e non temuta ipotesi in cui lo stesso consiglio dovesse apportare le necessarie modifiche, come per legge, o non dovesse approvare il regolamento, l’assessore dovrebbe prendere atto della propria carenza di legittimazione e fiducia politica e rassegnare le proprie dimissioni, così da consentire, finalmente, alla città di poter ricevere tutte le risposte in termini di servizi che l’assessore negli ultimi anni ha negato. Le i stessa dipinge una realtà che non trova conforto nei fatti. Dovrebbe spiegare alle famiglie e alle associazioni come mai ritiene di dover fornire risposte solo alle famiglie che usufruiscono del servizio di trasporto Aias e non invece anche a quelle che portano i propri figli presso i centri di riabilitazione come il centro autismo o i centri di riabilitazione psichiatrica. E ancora forse l’assessore Gnoffo dimentica di essere anche assessore all’istruzione. Dimentica di regolamentare e di erogare il servizio di trasporto scolastico, anch’esso obbligatorio e gratuito come quello verso il centro di riabilitazione Aias. E come mai non eroga il servizio Asacom con regolarità tutto l’anno, per tutte le ore e per tutti i bambini della città? Forse, per l’assessore Gnoffo ci sono famiglie e associazioni che meritano ascolto ed interlocuzione e altre che vanno poste nel dimenticatoio negando loro gli stessi obbligatori e necessari servizi?”.
Secondo Aliotta, l’assessore Gnoffo considera la disabilità “un campo di battaglia elettorale”. “La Consulta dà voce anche alle mamme dei bambini che sono private del servizio Asacom, del trasporto scolastico, dei servizi della disabilità grave, dei centri diurni e di tutti gli altri servizi che l’assessore ritiene di non dovere menzionare. La Consulta, a differenza dell’avvocato Gnoffo che come rappresentante politico ritiene di interloquire solo con una parte, dà voce a tutti tutelando anche quelle persone fragili alle quali l’assessore negli ultimi anni non ha prestato alcun ascolto ed ha anzi negato servizi essenziali. La disabilità, cara assessore Gnoffo – conclude Aliotta – non è un campo di battaglia elettorale ma è una condizione di fragilità sulla quale occorre lavorare seriamente e concretamente, con l’erogazione di servizi e non con l’elencazione di intendimenti futuri e meramente aleatori”.
Piena solidarietà a Livio allotta ex portavoce e addetto stampa del coordinamento dei quartieri spontanei storici. Per come lo conosciamo non ha mai strumentalizzato nessun concetto o strumento per trarne beneficio personale. Evidentemente là gnoffo ha sbagliato ad agire di impeto e umilmente deve chiedere scusa perché stiamo parlando di un regolamento che riguarda i diversamente abili.
La Gnoffo è super protetta, quindi purtroppo c’è poco da fare. Se è lì non è perché non c’è di meglio.