Gela. Ad un anno di distanza, torna alta la tensione tra i lavoratori di Petroservices, che sul territorio opera nei cantieri di Enimed. L’azienda, che ha cantieri anche in Abruzzo, ha da poco disposto il licenziamento di due operatori, generando la netta contrarietà delle sigle sindacali di Femca-Cisl e Filctem-Cgil. I segretari Francesco Emiliani e Rosario Catalano, insieme a quelli abruzzesi, Carlo Petaccia e Stefano De Crescenzo, contestano non solo i licenziamenti, ritenuti “ingiustificati” ma anche l’intera modalità di gestione dei cantieri, con lavoratori costretti a sopportare la mancata applicazione dei contratti del settore. Lettere di contestazioni disciplinari hanno portato ai licenziamenti. I sindacati parlano di “spezzatino” tra le sedi di Gela e San Giovanni Teatino. “Con alcuni dei lavoratori siciliani, che oramai stremati dalla situazione economica e di salute, hanno più volte fatto ricorso alla malattia”, spiegano i sindacalisti. L’azienda attualmente è in possesso di un rapporto di main contractor per il settore oilfield con Enimed “e aveva ricevuto rassicurazione al tavolo prefettizio da parte di Enimed relativamente al futuro lavorativo”, precisano le organizzazioni sindacali. Neanche l’intervento della prefettura pare aver risolto la situazione, con l’azienda che va avanti per la propria linea. I lavoratori stanno organizzando sit-in per protestare contro le scelte aziendali.
I sindacati ricordano che la società “non ha promosso politiche di serenità e fidelizzazione tra i lavoratori, anzi in molte occasioni ha reso la vita difficile agli stessi lavoratori, in diversi modi. Non permettendo di accedere nella base di Gela che continua a dichiarare deposito. Obbligando i lavoratori a raggiungere luoghi di lavoro e formazione con le proprie automobili. Non permettendo di svolgere attività di manutenzione delle apparecchiature. Facendo un abuso di contestazioni disciplinari anche per semplici incomprensioni e arrivando perfino al licenziamento di due operatori. Invitando gli stessi lavoratori a lasciare la società con piccoli incentivi economici. Utilizzando i lavoratori a chiamata e addebitandogli le ore per le giornate non lavorate. Gestendo una banca ore, accantonate in maniera unilaterale facendo sì che molti operatori abbiano l’accantonamento fortemente negativo (fino a 700 ore addebitate)”, così riporta una comunicazione sindacale.