Gela. Venne arrestata nel maxi blitz antimafia “Tagli pregiati”, che di recente ha visto celebrarsi il capitolo finale con la decisione della Corte di Cassazione, che ha rivisto la posizione solo di pochi imputati, rispetto alla determinazione dell’entità della pena. Per la palermitana Giovanna Guajana, che fu assolta cinque anni fa dal collegio penale del tribunale di Gela, con sentenza diventata definitiva, non ci sarà la riparazione per il periodo di detenzione patito. Sia i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, lo scorso anno, sia i giudici di Cassazione, di recente, hanno respinto la richiesta avanzata dalla difesa. Le motivazioni dei magistrati romani sono state pubblicate. Anche la procura generale aveva concluso per il no al ricorso. Secondo le accuse, la donna, avrebbe avuto rapporti con i familiari di uno dei boss della famiglia Rinzivillo, detenuto in carcere. Fu ricostruita un’operazione di prelievo per un assegno bancario. Arrivò comunque l’assoluzione. La donna escluse di sapere che si trattasse di un esponente di mafia. Per i giudici di Cassazione, in ogni caso, non ci sono le condizioni per riconoscerle la riparazione per ingiusta detenzione.
“A differenza di quanto lamentato dalla difesa, la Corte di appello ha fondato il suo convincimento sulle concrete condotte poste in essere dalla ricorrente”, si legge nelle motivazioni. “La Corte ha valutato che tali condotte, ovvero l’attivismo dimostrato nell’assunzione del ruolo di tramite tra Rinzivillo, appartenente ad un pericoloso sodalizio criminale e in quel momento detenuto in carcere, e la famiglia e nella negoziazione di un suo assegno postdatato, avessero svolto un ruolo causale o concausale rispetto all’instaurazione ed al mantenimento della detenzione in quanto avevano creato un’apparenza di reato”, riportano ancora i magistrati capitolini.