Gela. Deve essere ricollocato nel suo posto di lavoro, perché il licenziamento fu illegittimo. L’ha deciso il giudice civile del tribunale, nella vicenda di un operatore del servizio guardiafuochi. La società “Archimede”, nel gennaio 2020, provvedeva a licenziare il capobarca Salvatore Comandatore, perché ritenuto responsabile di non avere rispettato un ordine impartito dai due capiturno. Riferivano alla società che il capobarca Comandatore si sarebbe rifiutato di aspirare e mettere in appositi bidoni l’acqua della sentina della motobarca “Liberante”, rendendosi responsabile di non avere eseguito un ordine impartitogli da due suoi superiori. Il lavoratore, quindi, forniva le giustificazioni del caso che, però, non venivano accolte dalla società che procedeva al licenziamento. L’operatore, assistito dal legale Giuseppe Smecca, ha impugnato il licenziamento, chiedendo che sul punto venissero sentiti alcuni colleghi con lui presenti sull’imbarcazione al momento dei fatti. In particolare, è emerso che ciò che i capiturno indicavano come semplice acqua di sentina, era acqua mista a gasolio che non poteva essere versata in bidoni di plastica di tipo comune che i capiturno avevano portato a bordo, bensì era necessario l’uso di bidoni idonei allo scopo, non presenti. Inoltre, nel corso del giudizio emergeva pure che il lavoratore avrebbe dovuto eseguire le operazioni di aspirazione in un ambiente molto angusto e privo di aerazione e, quindi, in un ambiente non adatto, già in precedenza un capobarca si era sentito male durante le operazioni di aspirazione proprio a causa dello spazio piccolo in cui agire, difatti caratterizzato da un forte e nauseante odore di gasolio, per cui era facile perdere i sensi. Nel corso della raccolta delle prove, poi, è stata valutata la mancanza delle condizioni di sicurezza in cui operare, nonchè l’assenza dei necessari dispositivi di protezione individuale ma soprattutto che il capobarca Comandatore si sarebbe rifiutato di versare in mare l’acqua di sentina appunto commista a gasolio. Nel corso del giudizio, si è fatto riferimento ad un sms dell’amministratore della società, inviato ad un altro lavoratore dal seguente contenuto: “Rivolgetevi all’ufficio, le vie brevi non sono più previste, a meno che non mi riferiate i nomi di chi mi ha denunciato all’Ispettorato, ai quali farò tremare la schiena ovviamente dopo averli licenziati”. Messaggio riconosciuto in aula anche da un dipendente. L’sms finì per girare di cellulare in cellulare, e comunque era indicativo dello stato di tensione che la società aveva inteso creare tra i lavoratori. Il tribunale ha riconosciuto il licenziamento illegittimo, condannando così la società “Archimede” al risarcimento dei danni in favore del lavoratore, ma senza previsione di reintegra, motivo per il quale lo stesso lavoratore ha proposto opposizione, accolta vista che è stata ora disposta la reintegra del lavoratore.
I fatti per i quali il lavoratore è stato licenziato sono stati pure portati a conoscenza della capitaneria di porto.