“Stella cadente”, in appello quindici condanne per gli stiddari: depositate motivazioni

 
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Gela. Oltre trecento pagine per approfondire le ragioni che ad aprile hanno portato a confermare quindici condanne, con l’assoluzione disposta per il solo Nicola Palena. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno depositato le motivazioni della decisione emessa nel procedimento di secondo grado per gli imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Stella cadente”. La pena più pesante, a venti anni di reclusione, è stata pronunciata per quello che viene considerato il nuovo reggente del gruppo stiddaro, Bruno Di Giacomo. In primo grado, in abbreviato, il gup del tribunale nisseno gli aveva imposto più di ventidue anni di reclusione. Il difensore, l’avvocato Francesco Enia, anche in secondo grado ha esposto per diverse ore le proprie conclusioni. Nei confronti di Di Giacomo pendevano decine di capi di imputazione e accuse molto pesanti, sia per le estorsioni che per la riorganizzazione del gruppo stiddaro. Per gli inquirenti, avrebbero avuto la disponibilità di armi e un ruolo importante nel mercato della droga, oltre alla capacità di imporre la messa a posto. Anche in appello è stata confermata l’esistenza di un’organizzazione, legata alla stidda, e rilanciata proprio da Di Giacomo. I giudici nisseni hanno disposto quattordici anni di detenzione per Alessandro Scilio; tredici anni e otto mesi per Gaetano Marino, che in primo grado non fu riconosciuto promotore del gruppo attivo nel traffico di droga; dodici anni e due mesi di detenzione per Emanuele Lauretta; nove anni e sei mesi per Giuseppe Alessandro Antonuccio; nove anni e due mesi ciascuno per Andrea Romano, Filippo Scerra e Gianluca Parisi; sei anni e sei mesi per Giuseppe Giaquinta; cinque anni e undici mesi a Giuseppe Antonuccio, Rosario Marchese e Gaetano Simone; quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che con le sue dichiarazioni ha fornito elementi alle indagini; due anni e otto mesi a Calogero Infurna, in primo grado assolto solo dal capo relativo al possesso di un’arma; due anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni. Con il deposito delle motivazioni le difese provvederanno a definire i ricorsi in Cassazione, chiedendo ai magistrati romani di rivedere le decisioni emesse dalla Corte d’appello. L’unica assoluzione è stata pronunciata per Nicola Palena (assistito dagli avvocati Flavio Sinatra e Marco Tringali). Nei suoi confronti, in primo grado, era stata emessa una pronuncia di condanna a quattro anni e cinque mesi di reclusione. I difensori, nel ricorso proposto alla Corte d’appello, hanno escluso il suo coinvolgimento in attività estorsive, contestate al gruppo che avrebbe ricostituito la base della nuova stidda.

Nel procedimento, sono parti civili il Comune di Gela (con l’avvocato Ornella Crapanzano), la Cgil (con il legale Rosario Giordano), la Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), l’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e Rocco Di Giacomo, a sua volta a processo nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. A loro volta hanno concluso per la conferma di tutte le condanne. Gli imputati sono inoltre rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Laura Caci, Angelo Cafà, Angelo Tornabene, Rocco Guarnaccia, Roberta Castorina e Rocco Di Dio.

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