L’auto in cambio dello stipendio, pressioni su un operaio nei cantieri al Nord: arriva la doppia condanna

 
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Gela. Confermate le condanne di primo grado pronunciate negli scorsi mesi dai giudici del tribunale di Lodi. Già condannati in primo grado. I magistrati della Corte d’appello di Milano, infatti, hanno ribadito le responsabilità di Giuseppe Valenti e del collaboratore di giustizia Gianluca Costa. Tre anni e tre mesi di reclusione a testa perché, stando ai magistrati lombardi, avrebbero preso di mira un operaio gelese, impegnato in alcuni cantieri edili in Lombardia. In base alle accuse, i due imputati avrebbero imposto al giovane lavoratore di lasciare “in pegno” l’auto nuova, dopo aver ottenuto, tra mille difficoltà, la paga prevista. Insomma, una sorta di garanzia dopo i pagamenti. Davanti alle pressioni subite, l’operaio scelse di denunciare i fatti. Così, gli inquirenti iniziarono a verificare l’eventuale ipotesi d’estorsione. La scorsa estate, i due vennero condannati dal tribunale di Lodi. Adesso, arriva la conferma anche dalla Corte d’appello di Milano alla quale si sono rivolti i loro difensori di fiducia. I giudici milanesi hanno riconosciuto all’operaio anche il diritto al risarcimento dei danni. Una linea sostenuta dal suo legale di fiducia, l’avvocato Angelo Licata, che in giudizio ha sottolineato le tante pressioni subite dal suo assistito. Non è da escludere, a questo punto, che gli imputati possano decidere di rivolgersi alla Corte di cassazione.

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