Gela. “E’ finito il tempo dei partiti del suocero nobile. Quello è solo Jurassic Park. Oggi, è presente il vero ed unico Partito Democratico che non fa accordi con la giunta per i posti di sottogoverno”.
Sammartino e Bruno contro il “suocero nobile”. Fabio Collorà, per acclamazione, è stato eletto segretario del Partito Democratico. A suo fianco, a presiedere l’assemblea, ci sarà il medico Giuseppe Ferrara, tra i fondatori del partito in città. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda, Collorà è segretario di quale Pd? Poche settimane fa, infatti, all’hotel Sileno, alla presenza del segretario provinciale Giuseppe Gallè, era arrivata l’elezione di Peppe Di Cristina. E, allora? “L’unico Pd della città è questo – ha ribadito dal palco del teatro Eschilo lo stesso Fabio Collorà – il Partito Democratico che non fa accordi con la giunta e che chiederà, quando la legge lo consentirà, l’immediata sfiducia di un’amministrazione comunale che ha saputo tagliare solo gli alberi di piazza Umberto I. Non deleghiamo l’opposizione al Movimento 5 Stelle. Siamo noi l’opposizione a questa giunta”. Il contro congresso, come molti lo hanno ribattezzato, ha però ricevuto l’appoggio di pezzi da novanta del Pd regionale. Il deputato all’Ars Luca Sammartino e il presidente dell’assemblea regionale Giuseppe Bruno si sono apertamente schierati con i renziani che hanno detto no alla segreteria Di Cristina e all’accordo Donegani-Speziale. “Vedo in sala il capogruppo in consiglio comunale del Pd – ha detto Luca Sammartino dal palco – lo invito a non pensare ad amministrazioni diverse. Chi ha perso, ha perso; chi ha vinto, ha vinto. Rigiochiamo la partita del congresso. Non si può eleggere un segretario senza una parte del Pd di questa città”. Una posizione praticamente analoga a quella di Giuseppe Bruno. “Prima di arrivare a Gela – ha detto – sono stato più volte invitato a non partecipare all’iniziativa di oggi. Credo, però, che quì sia presente il vero Pd della città. Non c’è solo un’unica corrente politica. Questo è il mio congresso. Sento parlare di regole e di violazioni. Ma chi ne parla? Semplicemente chi non le ha applicate. Questo partito si è sempre distino per i padri nobili e non per i suoceri nobili”. Insomma, il riferimento a Lillo Speziale e alla scelta di Peppe Di Cristina non è stato affatto velato.
L’asse Ventura-Fasulo. “Non si può accettare – ha ribadito il consigliere democratico Giuseppe Ventura – che Lillo Speziale continui a gestire il partito come ha già fatto per quarant’anni. Se non si candida lui in prima persona, allora tocca ai parenti più stretti. Dal cugino Giuseppe Arancio a Peppe Di Cristina”. L’ex sindaco Angelo Fasulo si è più volte soffermato anche sulla sconfitta alle scorse amministrative. “Purtroppo – ha precisato – si può perdere non solo per propri demeriti ma anche a causa dei tradimenti interni. Ma, adesso, bisogna riprendere il cammino. In questo partito, c’è chi ha tradito in più occasioni e si è sempre ripresentato. Stiamo attenti soprattutto a chi vuol far accordi con la giunta Messinese. E’ un fatto ormai evidente che all’interno del Pd c’è chi vuol ottenere per forza un posto al sole. Non è questo il nostro partito”. Invettive che, già negli scorsi giorni, erano arrivate anche dal segretario del circolo Gela Città Giuseppe Licata. Al congresso hanno partecipato i vertici locali dell’Udc, con il segretario Salvatore Incardona e il presidente Patrizia Comandatore, e il consigliere comunale eletto nella lista Gela Città Cristian Malluzzo, al quale, negli scorsi mesi, è stato detto no quando si trattò del passaggio tra i democratici. “Sto aspettando ancora le motivazioni ufficiali di quel no arrivato da chi, oramai, dovrebbe dedicarsi ad accudire i nipoti piuttosto che ad imporre decisioni”, ha voluto ribadire intervenendo al dibattito. Nelle prime file, anche il capogruppo del Pd in aula consiliare Vincenzo Cirignotta, tra i fautori, invece, della segreteria di Peppe Di Cristina. Il caso Pd è tutt’altro che archiviato. Due partiti e due segretari.