Gela. La città non ha più bisogno di altri impatti ambientali, dopo un passato che si è fatto presente, per via di tutte le conseguenze generate dall’industria pesante. Questa mattina, così, cittadini, comitati e associazioni si sono dati appuntamento, per raccogliere firme e dire no all’impianto rifiuti, che il governo regionale intende collocare all’interno del perimetro industriale di Eni, per trattare i conferimenti della Sicilia occidentale. Due gazebo, sul lungomare e nell’area di servizio sulla Gela-Manfria, sono stati allestiti per spiegare le ragioni del no. Sia i manager delle due aziende che hanno proposto il maxi investimento sia diversi tecnici del settore escludono che quello annunciato dal presidente della Regione Nello Musumeci sia un inceneritore. Gli imprenditori hanno parlato di un impianto innovativo, “senza emissioni”. Per gli esponenti che si oppongono, invece, la città deve aprirsi ad altro: ad un sistema di economia circolare, sostenibile, e soprattutto alle bonifiche. Un concetto espresso, anche questa mattina, da chi sostiene il fronte. Ai gazebo, c’erano Salvino Legname, l’esponente verde Nicolò Di Stefano, Paolo Scicolone, ma anche rappresentanti del comitato “Gela Brainstorming” e di “Unità siciliana”. Le firme raccolte saranno consegnate al sindaco Lucio Greco.
Il primo cittadino viene invitato a farsi portavoce delle istanze della città, per dire no all’impianto, in un territorio che ha già la discarica Timpazzo, sempre più sottoposta alla pressione dell’emergenza regionale, ma che fa i conti con il passato dell’industria degli idrocarburi, tanto da rientrare tra i Sin. La prossima settimana, esponenti del fronte del no saranno in municipio per partecipare al monotematico, convocato dal presidente dell’assise civica Salvatore Sammito.