Gela. I dati riservati, estratti dai sistemi informatici in dotazione alle forze dell’ordine, glieli fornirono due carabinieri, uno all’epoca in servizio al Ros e l’altro all’Aisi. In appello, per il boss Salvatore Rinzivillo è arrivata la condanna, che conferma quanto deciso lo scorso anno dal collegio penale del tribunale di Gela. I magistrati della Corte di Caltanissetta hanno però disposto una riduzione dell’entità della pena, a nove anni e quattro mesi di reclusione. Il ricorso era stato avanzato dal legale di Rinzivillo, l’avvocato Roberto Afeltra. La difesa, già in primo grado, escluse contatti diretti tra il sessantunenne, attualmente ristretto sotto regime di carcere duro, e i due militari dell’arma, che a loro volta hanno ricevuto condanne per questi fatti e furono coinvolti insieme a Rinzivillo nell’inchiesta “Extra fines”. Gli inquirenti accertarono i contatti tra Rinzivillo, a capo dell’omonima famiglia di mafia, e i militari dell’arma. In appello, i giudici hanno escluso la recidiva e concluso per una riduzione della pena. L’imputato ha già ricevuto altre condanne, anche rispetto al filone principale dall’indagine “Extra fines”. Per gli investigatori, era ormai al vertice del gruppo di mafia, con il benestare dei fratelli ergastolani, Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo.
Le informazioni riservate avrebbero riguardato soggetti con i quali pare che Rinzivillo avesse stretto contatti per un traffico di droga, con basi logistiche in Germania e in Italia. Le motivazioni verranno depositate nel termine di novanta giorni e la difesa potrebbe proporre ricorso in Cassazione.