Gela. L’inchiesta “Avaritia”, partita dai risvolti della gestione privata di servizi e strutture interne all’Ipab Aldisio, è attualmente in corso, condotta dai pm della procura e dai carabinieri. La scorsa settimana, gli indagati sottoposti a misura si sono presentati davanti al gip Roberto Riggio. Don Giovanni Tandurella (attualmente ai domiciliari), l’ingegnere Renato Mauro e gli esponenti di Fratelli d’Italia Salvatore Scerra e Sandra Bennici (destinatari dell’obbligo di presentazione), si sono difesi, respingendo accuse di irregolarità. I pm della procura hanno deciso di presentare appello. Chiedono misure più gravi, fino alla detenzione in carcere. Gli inquirenti sono certi che sussistano rischi di reiterazione dei reati e di inquinamento delle prove. Per gli investigatori, ci sarebbero state violazioni della disciplina sulla gestione di strutture pubbliche, per favorire la società privata “La Fenice”, amministrata dall’ingegnere Mauro. Si ipotizza anche la corruzione. A don Tandurella vengono addebitati illeciti, inoltre, sulla gestione di lasciti e contributi e più in generale sulla tenuta finanziaria dell’ente di Caposoprano, che fu poi commissariato dalla Regione. Le difese hanno già annunciato che si rivolgeranno al riesame, per cercare di ottenere l’annullamento.
La procura, invece, attenderà la decisione sull’appello, che se venisse accolto potrebbe determinare misure ancora più restrittive per don Tandurella (difeso dall’avvocato Giovanna Zappulla), Mauro (rappresentato dal legale Giacomo Ventura), Scerra (difeso dall’avvocato Valentina Lo Porto) e Bennici (con l’avvocato Flavio Sinatra). L’inchiesta partì due anni fa, con le prime verifiche e le perquisizioni, anche nella casa di ospitalità. Negli ultimi giorni, l’attività di verifica si è estesa agli uffici comunali del settore servizi sociali e ad abitazioni private e studi. Da poco, è stata comunicata la seconda proroga delle indagini.