Chiuso per racket, i clan “strozzarono” il titolare del ristorante Delfino: in aula l’ex boss Trubia

 
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Gela. Un’attività commerciale al collasso a causa dei clan. All’epoca dei fatti erano tutti minorenni. Tutto si lega alla vicenda dell’ex ristorante Delfino, finito negli scorsi anni al centro degli appetiti di stidda e cosa nostra. Dopo la prescrizione scattata lo scorso maggio nei confronti di sei imputati, finiti a processo per estorsione davanti al collegio penale del tribunale, sono invece undici gli allora minorenni chiamati a rispondere alle accuse. Sono sotto processo davanti ai giudici del tribunale dei minori di Caltanisetta. Ad essere sentito in aula, questa volta, è stato l’ex reggente di cosa nostra in città Rosario Trubia, oggi collaboratore di giustizia. L’ex capo ha ammesso che molti dei minori a giudizio erano vicini al suo gruppo criminale. Mangiavano gratis nel locale perché protetti dai vertici delle organizzazioni, senza che il titolare potesse far nulla. Il collaboratore ha escluso che S.V., allora minore e adesso imputato, gravitasse nei clan. Alla fine, il ristoratore decise di abbandonare l’attività e di lasciare Gela dopo dodici anni di continue “elargizioni” in favore dei clan. Denunciò tutto, ottenendo il sostegno della locale associazione antiracket “Gaetano Giordano”. Si ritornerà in aula il prossimo aprile. Nel pool di difesa, invece, ci sono gli avvocati Francesco Enia, Flavio Sinatra, Maurizio Scicolone, Cristina Alfieri, Annarita Lorefice, Nicoletta Cauchi, Boris Pastorello e Lara Amata.

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