Gela. Quattro anni e dieci mesi di reclusione, ciascuno, rispetto a richieste ancora più pesanti. Il giudice Miriam D’Amore, al termine del giudizio abbreviato, ha disposto la condanna per il ventiquattrenne Ruben Raitano e per il trentanovenne Gaetano Tumminelli. Erano accusati di estorsione, per aver minacciato e preteso l’acquisto costante di cocaina da parte di un giovane artigiano, che con la famiglia lavora nel settore dei materiali da costruzione. Gli imputati avrebbero imposto la restituzione di somme di denaro, per un debito di droga che pare l’artigiano avesse maturato. Lui denunciò tutto, dopo che furono minacciati anche i genitori. Si è costituito parte civile, con il legale Valentina Lo Porto. Non è stata invece accolta la richiesta di costituzione dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, contestata anche dai legali degli imputati. In aula, Raitano ha respinto le pesanti accuse, sostenendo di aver solo acquistato droga per uso personale, proprio insieme all’artigiano. Tumminelli ha raccontato di aver venduto sostanze stupefacenti e di essersi adoperato per ottenere i soldi dei pagamenti. Versioni che non hanno convinto il pm Mario Calabrese, che ha invece chiesto la condanna ad otto anni per Raitano e a cinque anni per Tumminelli. Entrambi hanno precedenti penali. Secondo quanto esposto dal pm, sarebbero emersi tutti gli elementi per provarne la responsabilità. L’artigiano fu anche dotato di un microfono per ricostruire gli incontri avuti con chi l’avrebbe minacciato per i soldi. Anche le telefonate furono intercettate. Le difese hanno però fornito delle versioni del tutto differenti rispetto a quella della procura. E’ stata messa in discussione la veridicità di quanto denunciato dalla vittima, che si rivolse ai carabinieri.
La difesa di Raitano, sostenuta dall’avvocato Davide Limoncello, ha prodotto una sentenza di appello, che portò all’assoluzione di un altro giovane, in passato denunciato dall’artigiano e sempre per vicende analoghe. Elementi proposti per escludere la fondatezza di quanto dichiarato agli investigatori. Secondo le difese degli imputati, la denuncia sarebbe stata la sola via per evitare di dover saldare il debito contratto per acquistare la droga. Il legale di Tumminelli, l’avvocato Rosario Prudenti, ha a sua volta fornito una ricostruzione alternativa, cercando di ridimensionare il ruolo del suo assistito. A seguito delle due condanne, i legali degli imputati sembrano intenzionati a rivolgersi alla Corte d’appello di Caltanissetta.