Gela. “Ho deciso d’interrompere sia lo sciopero della fame sia quello della sete. Sono stato ricevuto al Quirinale e l’udienza al Consiglio di stato è fissata per l’11 marzo.
Due anni di proteste. In quell’occasione, si valuterà il mio ricorso straordinario”. L’imprenditore Emilio Missuto ha scelto la “tregua”. Da mesi, chiede che la vicenda del suo gruppo edile possa essere affrontata in maniera dettagliata. I mancati incassi che sarebbero dovuti arrivare da alcune amministrazioni pubbliche lo hanno messo in ginocchio, fino alla dichiarazione del fallimento per una delle società intestate a lui e ai familiari. Da almeno due anni, ha avviato una protesta fatta di forti prese di posizione pubbliche, tanto da indurlo allo sciopero della fame e della sete. Non sono mancati i ricoveri in ospedale. Da almeno tre mesi, inoltre, ha ripreso il suo presidio solitario davanti palazzo di giustizia, in attesa di risposte.
“Sono pronto a riprendere in qualsiasi momento”. Lo stabilimento della sua azienda, invece, continua a rimanere chiuso dopo averlo avviato anche attraverso finanziamenti europei destinati proprio ad imprenditori decisi ad investire in aree economicamente disagiate. “Ho avuto rassicurazioni – aggiunge – e nelle prossime settimane qualcosa potrebbe muoversi anche a livello lavorativo. Io sono fiducioso ma rimango comunque pronto a riprendere la mia protesta”.