Inchiesta “Malleus”, definitiva condanna per Gerbino: no Cassazione a nuovo ricorso

 
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Gela. Nei suoi confronti erano concentrate le accuse più pesanti, emerse a seguito dell’inchiesta “Malleus”. Gli investigatori ritennero che il gruppo di mafia dei Rinzivillo avesse fatto rotta sull’affare della droga, strutturando un gruppo capace di trafficare sostanze stupefacenti, in grandi quantità. Per Massimo Gerbino la condanna è stata confermata dalla Corte di Cassazione. Non è stato accolto l’ultimo ricorso presentato dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra. In questo caso, le richieste vertevano sulla determinazione dell’entità della pena. Per il quarantaquattrenne, c’era già stata una precedente decisione di annullamento, con il trasferimento degli atti al gup, ma per ipotesi meno gravi. Furono inoltre i giudici delle sezioni unite della Corte di Cassazione a valutare il primo ricorso proposto dalla difesa. Si decise per un ulteriore annullamento con rinvio.

La pena finale è stata individuata in venti anni di reclusione, anche a seguito della continuazione con precedenti verdetti, già definitivi. Le sezioni unite annullarono, con rinvio, le condanne di altri due coinvolti nell’inchiesta. Con le motivazioni da poco pubblicate, i giudici romani hanno confermato la decisione bis della Corte d’appello di Caltanissetta, con la condanna di Gerbino. In un altro filone processuale, sempre partito dall’indagine, nel giudizio bis di appello venne meno la contestazione mafiosa mossa a quattro imputati.

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