Gela. Le indagini sono state chiuse lo scorso anno, dai pm della procura di Caltanissetta. L’ipotesi è di falsa testimonianza nella vicenda dell’omicidio dell’operaio ventenne Orazio Sotti, ucciso nel dicembre di ventidue anni fa, nel garage dell’abitazione di famiglia, a Fondo Iozza. In quattro dovranno presentarsi dal gup del tribunale di Caltanissetta, il prossimo settembre. E’ stata fissata l’udienza preliminare, con la richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai pm nisseni. Secondo i magistrati, i quattro, sentiti come testimoni, sia in primo che in secondo grado, non avrebbero detto tutto ciò che sapevano. La Cassazione, due anni fa, ha reso definitiva la condanna a ventiquattro anni di detenzione per il niscemese Giuseppe Cilio. Fu lui a sparare a Sotti. Si sarebbe trattato di un’azione di morte, alimentata da ragioni di rivalità sentimentale. La vittima aveva avuto una relazione con l’allora fidanzata di Cilio. Il fratello, Salvatore Cilio, a sua volta accusato di aver avuto un ruolo, è stato scagionato. L’astio avrebbe armato la mano dell’omicida.
Dal gup si presenteranno Alfredo Nobile, che era uno degli amici più vicini a Sotti, il padre Ettore Nobile e anche Giusi Scerra, che con la vittima ebbe una relazione, e la sorella Pamela Scerra. Le due donne sono anche ritenute responsabili di calunnia, perché durante le loro lunghe deposizioni in aula, davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta, sostennero che i poliziotti del commissariato e quelli dell’aliquota della procura di Gela le avrebbero costrette a rendere una versione “non veritiera”. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Angelo Cafà, Floriana Cafà e Davide Toscani e Gabriele Chiparo.