PALERMO (ITALPRESS) – C’è bisogno di più assistenza. Ci vorrebbero più infermieri, ma non ci sono. E “ogni possibilità di aumentare in modo significativo il numero degli infermieri, seppure necessario, espone anche al rischio di una perdita della qualità dell’assistenza: la quantità di infermieri prodotti dal sistema deve crescere in proporzione all’attrattività della professione e del numero di docenti-infermieri”. Lo ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche che oggi, giornata internazionale dell’infermiere, conclude a Palermo in Congresso itinerante della Federazione che in un anno ha toccato tutte le Regioni italiane premiando 72 buone pratiche infermieristiche, ‘esportabilì su tutto il territorio nazionale.“Dopo due anni di una brutta esperienza di salute che nessuno si sarebbe mai aspettato – ha aggiunto -, ma che paradossalmente ha messo in risalto la figura dell’infermiere nel suo patto di vicinanza ai cittadini, nel valore etico e deontologico, oltre che clinico, della professione, nel valore che l’infermieristica dà al concetto di prossimità che già contraddistingue la nostra professione e che ora dovrà aumentare la sua valenza, deve partire il vero cambio di paradigma e si devono lasciare alle spalle consuetudini, dati di fatto e abitudini che ormai appartengono a un passato in cui l’assistenza è rimasta una cenerentola, specie sul territorio e le persone sono spesso state lasciate sole”.Questi i cinque punti della ricetta che gli infermieri stanno raccogliendo anche dagli stati generali della professione in cui migliaia di professionisti hanno espresso il loro parere sul futuro dell’infermieristica: modifica del quadro giuridico/ordinamentale, formativo e contrattuale, per riconoscere nuove funzioni e responsabilità delle professioni;revisione della distribuzione delle responsabilità e dell’organizzazione del lavoro nei processi e negli assetti organizzativi; definizione di confini professionali, all’interno del sistema, relativamente aperti e ‘contendibilì, insieme a strutture contrattuali che aiutino la flessibilità e lo sviluppo di competenze in una prospettiva di minore competizione tra le professioni; consolidamento del percorso di formazione dell’infermiere, affiancando la base formativa per la differenziazione di competenze e ruoli all’interno della professione, a un’offerta di specializzazione con percorsi flessibili e compatibili con l’attività lavorativa; introduzione nei percorsi formativi universitari di corsi di laurea magistrale a indirizzo specialistico-professionale, definendo criteri stringenti in termini di piano didattico e tirocini.“Nulla di semplice e scontato – sottolinea Mangiacavalli – . Ma la nostra è una battaglia per la professione e per la salute dei cittadini e la combatteremo metro per metro per realizzare un sistema che presidiando la qualità, colga tutte le opportunità per espandere il contributo di tutti (anche in termini di competenze specializzate, da non ricondurre comunque al modello del professionalismo). Occorre promuovere e gestire al meglio un equilibrio tra le professioni e nelle professioni – ha concluso – tra generalisti/fungibilità e specialisti/infungibilità, saturare i bisogni della produzione a partire da saperi/competenze che richiedono minori tempi di formazione (minore rigidità) economizzando saperi/competenze dai percorsi più lunghi”.
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