Gela. Un’eccezione preliminare, sollevata da una delle difese, ma anche la richiesta di costituzione di parte civile, avanzata nell’interesse di una cliente del gruppo imprenditoriale, saranno valutate dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore. A questo punto, sarà aperto a fine mese il dibattimento nei confronti degli imprenditori del gruppo Luca e di due poliziotti, coinvolti nell’inchiesta “Camaleonte”. Gli imprenditori sono accusati di aver avuto legami diretti, anche economici, con i clan di mafia. I poliziotti, invece, avrebbero favorito proprio i titolari delle aziende, attive in diversi settori, da quello della vendita di automobili e fino all’immobiliare. Sono a processo, dopo il rinvio a giudizio dello scorso febbraio, Salvatore Luca, Rocco Luca Francesco Luca, Francesco Gallo, Concetta Lo Nigro, Emanuela Lo Nigro, Maria Assunta Luca, Giovanni Giudice e Giovanni Arrogante. Dai banchi della difesa, è stata nuovamente sollevata l’eccezione di nullità del provvedimento che consentì la riapertura delle indagini, nel 2015, con il mutamento delle ipotesi di reato, nonostante il procedimento originario fosse stato archiviato. Una nullità che, in base all’eccezione, toccherebbe anche atti successivi. I pm della Dda di Caltanissetta iniziarono a valutare le ipotesi di collegamenti con i clan, sempre esclusi dagli imprenditori, che anzi si sono più volte dichiarati vittime della mafia, anche attraverso richieste estorsive e ritorsioni subite. L’eccezione era stata formulata in fase di udienza preliminare, ma non accolta dal gup. Il rinvio a giudizio ha riguardato tutti gli imputati, con la prescrizione che ha fatto cadere solo uno dei capi di imputazione per la posizione di Rocco Luca e un altro per quella di Giovanni Giudice (difeso dal legale Giacomo Ventura). Questa mattina, in aula, l’avvocato Salvo Macrì ha proposto richiesta di costituzione di parte civile, in rappresentanza di una cliente di una delle società per la vendita di auto. Con l’operazione condotta nei confronti degli imprenditori, anche la vettura che aveva acquistato fu sottoposta a sequestro. Il riesame annullò la misura ma una successiva decisione dei giudici del tribunale delle misure di prevenzione ha di fatto bloccato l’auto, danneggiando la cliente. Il legale ha richiesto di essere ammesso nel giudizio, visto che il “blocco” dell’acquisto si legherebbe proprio alle accuse mosse nel procedimento principale.
Le difese si sono opposte alla costituzione di parte civile. Il collegio penale valuterà anche quest’aspetto. Con le indagini ancora aperte, sia il riesame che la Corte di Cassazione emisero decisioni favorevoli sulle misure che erano state comminate agli imprenditori, destinatari di provvedimenti di sequestro che hanno messo sotto amministrazione giudiziaria un patrimonio da milioni di euro. In aula, si tornerà a fine mese. L’accusa è rappresentata dai pm Nadia Caruso e Pasquale Pacifico. Gli imputati sono rappresentati dai legali Carlo Taormina, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Fabio Fargetta, Michele Ambra, Emilio Arrogante, Marina Giudice e Alessandro Diddi.