Le contromisure dell’Italia contro l’impennata dei prezzi dell’energia

 
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Gela. La fine del 2021 e l’inizio del 2022 hanno segnato in Italia un fortissimo aumento dei prezzi di energia elettrica e gas. Il prezzo della prima, che in Italia è ancora fortemente influenzato dal costo del fossile, era salito già a inizio 2022 di oltre il 400% rispetto all’anno precedente. La guerra in Ucraina e la possibile futura rinuncia al gas russo ha ancora peggiorato le prospettive, considerata la dipendenza dell’Italia dalla Russia per il 40% del fabbisogno di questa materia prima,

 

Pur in uno scenario così critico, l’effervescenza dell’andamento dei prezzi del gas naturale può costituire anche un’occasione per gli investitori. Tra i modi in cui scambiare le materie prime, il trading con la possibilità di usare una leva finanziaria è probabilmente quello più utilizzato. Il gas normale fa parte delle cosiddette “hard commodities” ed è un mercato al quale gli investitori stanno comprensibilmente guardando con attenzione, cercando di capire anche cosa faranno gli Stati di fronte alla crisi energetica.

 

Italia, quali prospettive per contenere i costi dell’energia?

Come sottolineato, la chiave per contenere i costi dell’energia, a maggior ragione dopo l’inizio della guerra in Ucraina, passa sia per trovare gas diverso  da quello russo, che per il rafforzamento dell’apporto dato dalle fonti di energia alternative. Ecco quali sono le prospettive al momento.

Le alternative al gas russo

Come detto, l’Italia al momento dipende per più del 40% del suo fabbisogno sul gas russo. Dopo l’intervento in Ucraina, il problema non è più solo il suo costo, ma anche la sua provenienza, visto che da parte del leader ucraino Zelensky proseguono gli appelli verso l’Europa chiedendole di fare del tutto a meno del gas russo.

 

La maggiore alternativa in questo senso sarebbe il GNL, ovvero il gas naturale liquefatto, del quale i maggiori produttori sono Qatar, Stati Uniti e Australia. Il primo dei 3 paesi ha già annunciato di poter aumentare notevolmente l’esportazione in Europa, ma ciò che manca per l’Italia sono le infrastrutture e in questo senso le prospettive non sono ottimistiche perché si parla di 10 anni per arrivare a regime. Inoltre, al momento importarlo dagli Stati Uniti sarebbe il 50% più costoso rispetto al gas russo.

 

Una strada più percorribile nel breve periodo un aumento dell’afflusso di gas da Azerbaigian, Algeria e Tunisia attraverso i gasdotti esistenti. Ma è probabile che ciò non basterebbe a colmare il fabbisogno dell’Italia, che al contrario ad esempio della Francia non dispone dell’energia nucleare e ha dunque bisogno di un maggiore apporto di gas rispetto al paese transalpino.

Le fonti alternative per la produzione dell’energia

 

Tra le fonti alternative rinnovabili, le principali sono eolica, solare, geotermica, idroelettrica, marina e da biomassa. Fino all’anno scorso, l’obiettivo di sostituzione del gas con le fonti rinnovabili era per l’Italia un obiettivo strategico importante ma a lungo termine. La guerra russo-ucraina, ancora più che l’impennata dei costi del gas, richiederebbe un cambio di passo per aumentare drasticamente la produzione molto a breve.

 

Il governo italiano sta cercando di muoversi in questo senso, e lo scorso 25 febbraio Elettra Futura, associazione di Confindustria che rappresenta le aziende elettriche italiane, ha chiesto ufficialmente al governo di autorizzare entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili. Essi farebbero risparmiare secondo Elettra Futura il 20% del gas importato per la produzione di energia.

 

Anche se ciò non basterebbe a colmare il fabbisogno, sicuramente si tratterebbe di un primo progresso. Al di là delle parole e dei buoni propositi però, sarà necessario rimuovere gli ostacoli e lungaggini burocratiche che troppo spesso in Italia conoscono un freno allo sviluppo e al cambiamento.

Conclusioni

L’impennata dei costi dell’energia, pur potendo costituire un’occasione per chi si occupa di trading delle materie prime, sta creando molti problemi in Italia sia ai privati che alle aziende. La guerra in Ucraina ha creato poi problemi ulteriori richiedendo all’Italia e a tutta l’Europa di trovare alternative al gas russo non solo per questioni di costi – che non necessariamente calerebbero in modo drastico – ma soprattutto per ragioni politiche. Il percorso non è facile vista la grande dipendenza dell’Italia dalla Russia in questo senso, ma solo il futuro si dirà se verranno trovate a breve termine soluzioni alternative.

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