Gela. Non ci sono rischi per la sua incolumità anche perché, allo stato attuale, non è un collaboratore di giustizia. E’ accusato di falsa testimonianza. Così, Roberto Di Stefano dovrà rispondere alle domande delle parti all’interno dell’aula penale del tribunale e non, invece, in videoconferenza come chiesto dal legale di fiducia,l’avvocato Fabrizio Carletti. La decisione è arrivata dal giudice Manuela Matta, davanti alla quale Di Stefano è sotto processo con l’accusa di falsa testimonianza. Il quarantanovenne, negli scorsi anni, scelse di collaborare con la giustizia, ritornando però sui propri passi in polemica per la gestione del sistema di protezione dei collaboratori. Di Stefano, ritenuto tra i vertici del rinato clan Rinzivillo, di recente è stato condannato dal gup del tribunale di Caltanissetta a conclusione del giudizio scaturito dal blitz antimafia “Fabula”. In base a quanto emerso in aula, quindi, Di Stefano, attualmente detenuto nella sezione protetta del carcere di Bologna, dovrà presentarsi senza poter contare su collegamenti a distanza. L’istanza finalizzata ad evitare la sua presenza in città era stata inoltrata proprio dalla difesa, facendo leva anche su ragioni di sicurezza. Una linea non accolta dal giudice Matta che, invece, ha già disposto la prosecuzione del dibattimento per il prossimo maggio.