Cantieri “Ciliegino”, irregolarità nello smaltimento degli inerti: tre a giudizio

 
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Le aree dell'ex polo "Agroverde" mai partito

Gela. I cantieri di quello che doveva essere l’ambizioso progetto “Ciliegino” di Agroverde partirono, per poi essere fermati. Il maxi investimento sull’agro-fotovoltaico non ebbe più le basi per andare avanti. Negli anni successivi, ogni tentativo di riprendere il progetto andò a vuoto. Intere aree, tra le contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, furono sbancate e diversi edifici demoliti. Per la procura, ci furono irregolarità nello smaltimento degli inerti e dei rifiuti speciali, prodotti dall’abbattimento di alcuni immobili. Sarebbe stato violato il testo unico ambiente, con gli inerti usati come sottofondo stradale, senza smaltirli in impianti autorizzati. Inoltre, sarebbero stati ammassati in aree non idonee. La procura ha chiuso le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Luigi Lo Valvo. E’ stato disposto il giudizio per il presiedente della cooperativa “Agroverde”, Stefano Italiano, per l’imprenditore Emanuele Mondello (che con la sua azienda operò in quei cantieri), e per Ivano Ruscelloni, allora direttore dei lavori. Dalle indagini, inoltre, è emerso che Italiano, stando alle accuse, avrebbe omesso di consegnare ai tecnici di Arpa la documentazione, necessaria per ricostruire le modalità di gestione degli inerti. Presunte irregolarità che hanno indotto il pm a richiedere la citazione diretta a giudizio.

I tre dovranno presentarsi a dibattimento, fissato per il gennaio del prossimo anno. Sulle presunte irregolarità nello smaltimento degli inerti, segnalazioni, anche alle forze dell’ordine, giunsero dall’associazione “Aria Nuova”, presieduta da Saverio Di Blasi. Nelle aree dei cantieri, già fermi, effettuò una serie di sopralluoghi, individuando anomalie, indicate anche agli inquirenti.

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