Gela. C’è anche un po’ di Gela nella narrazione mediatica della guerra Russo-Ucraina ed ha il volto di Rosalba Castelletti, giornalista di Repubblica e corrispondente da Mosca dal gennaio del 2017. Rosalba, gelese doc, è una delle poche giornaliste straniere rimaste a Mosca dopo l’emanazione della legge sulle fake news, imposta da Putin per monopolizzare l’informazione sul conflitto in Ucraina, garantendosi una narrazione propagandistica esclusivamente filo russa. E così succede che chi non segue la linea governativa o parla di guerra anziché di operazione militare speciale, rischia fino a 15 anni di carcere. Ecco perché molte redazioni hanno richiamato i propri inviati. Rosalba invece è rimasta lì e ogni giorno, dalle pagine di Repubblica, racconta di questa trasformazione Orwelliana della Russia di Putin. Dall’inizio del conflitto ormai, in tutti i notiziari e nei tanti talk delle Tv russe la narrazione è omogenea, l’esercito russo è il liberatore, il popolo ucraino i “fascisti sabotatori” e gli occidentali gli “ipocriti bugiardi”. Una narrazione al contrario che arriva in maniera martellante a 4 russi su 5. Una propaganda che naturalmente corre anche sul web. Oscurati i principali social ad esempio, su Yandex, il principale motore di ricerca russo, cercando Bucha, la città simbolo dei crimini di guerra russi per l’occidente, non ci sono le immagini dei massacri.
Il risultato è che oggi Putin non è mai stato così popolare in patria. Gli ultimi sondaggi regalano al leader russo l’ottanta per cento di gradimento e anche le proteste di piazza sono sempre di meno. Ma c’è chi prova ad aggirare la censura, con mille espedienti.