Gela. Pesantissime condanne vennero pronunciate, lo scorso ottobre, dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta. Per il gup c’era un’organizzazione di trafficanti. In totale, quasi cinquant’anni di carcere per cinque imputati, tutti accusati di traffico internazionale di droga. 22 anni e 8 mesi di reclusione per Emanuele Marino, 16 anni e 1 mese per il fratello Giuseppe, 7 anni, invece, a Rosario Perna, nipote dei due Marino, 2 anni all’agrigentino Salvatore Panarisi e 1 anno e 6 mesi per Gaspare Valenti. Le motivazioni del verdetto sono state depositate dal gup nelle scorse settimane e adesso le difese si preparano ad impugnare le condanne in appello. In sostanza, il giudice dell’udienza preliminare conferma l’esistenza di una vera e propria organizzazione capace, dalla Francia, di far arrivare partite di droga, soprattutto hashish e cocaina, in Liguria attraverso il confine. Da lì, la droga giungeva fino in città. Tra gli organizzatori principali dell’affare, almeno secondo i magistrati nisseni e i carabinieri del reparto territoriale che hanno eseguito l’operazione, c’erano proprio i fratelli Emanuele e Giuseppe Marino.
Le difese pronte all’appello. Una ricostruzione, finita al centro del verdetto di primo grado, che verrà nuovamente contestata in appello dai difensori. Gli avvocati Michele Profeta, Flavio Sinatra e Fabrizio Ferrara, già nel corso del giudizio abbreviato davanti al gup, esclusero che i fratelli Marino e gli altri imputati fossero le menti di un’organizzazione criminale. Non a caso, richiamarono il contenuto dell’ordinanza emessa dai giudici del riesame di Caltanissetta in merito alla posizione di un altro degli arrestati nel blitz, il romeno Daniel Major. Secondo gli investigatori, sarebbe stato lui a procacciare la droga in Francia per poi farla arrivare in Italia. Nell’ordinanza che gli revocò tutte le misure cautelari, i giudici nisseni smentirono l’esistenza di qualsiasi organizzazione e un suo ruolo nel traffico di stupefacenti. Le difese, quindi, fecero leva proprio su quest’ordinanza nel tentativo di far venire meno il reato associativo. Dubbi vennero sollevati anche intorno al presunto utilizzo di parole in codice destinate a coprire il traffico. Il termine ultimo per proporre appelo scadrà a febbraio.