Gela. Operai, creditori e subappaltatori della sua azienda furono regolarmente pagati ma, alla fine, l’imprenditore Elio C. rimase senza liquidità in cassa. I ritardi dell’Asp. Così, non gli fu possibile coprire l’acconto Iva del 2007, finendo a processo. Assolto in primo grado, il suo caso ritorna in aula, questa volta davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Sono stati i magistrati della procura ad impugnare il verdetto favorevole all’imputato. Le difficoltà di cassa iniziarono quando l’Azienda sanitaria provinciale di Genova, per conto della quale la sua società aveva effettuato lavori, non versò in base alle scadenze fissate quanto dovutogli. Senza la liquidità necessaria, l’imprenditore si trovò in seria difficoltà. Per questa ragione, come più volte ribadito in aula dal suo difensore di fiducia,l’avvocato Riccardo Lana, non fu possibile rispettare le scadenze con il fisco. La lentezza burocratica dell’Asp ligure, addirittura, condusse l’imputato a chiudere i battenti. Niente soldi, niente azienda. Adesso, si attende il verdetto dei giudici nisseni. Per la difesa si trattò di un caso di vera e propria illiquidità, causata proprio dai mancati pagamenti dell’ente pubblico. Non è da escludere, comunque, che il difensore possa fare leva anche sulla nuova normativa in materia che ha elevato la soglia di punibilità in casi come quello dell’imprenditore.