Gela. “Quella calma apparente da cui l’Ucraina è precipitata in guerra mi ricorda una natura morta di Giorgio Morandi, il quale affermava che nulla è più surreale e astratto del reale, del visibile”. Giovanni Iudice ha parlato, intervistato dall’Agi, confermando di essere rimasto molto colpito dall’invasione russa in Ucraina. “Una tragedia preceduta da mesi di silenti minacce da Mosca, un po’ come nei quadri metafisici del maestro del colore bolognese era presente una tacita allusione “alla dittatura e al fascismo”. “Non è un dramma dell’Ucraina, è un dramma di tutti, l’angoscia dell’impossibilità di essere liberi nel proprio Paese è una minaccia all’indipendenza di ognuno di noi”, osserva Iudice sempre all’Agi, “ci tocca profondamente anche il rischio che l’Italia possa trovarsi in guerra”. Agi ricorda le tappe più importanti della sua carriera artistica, nazionale e internazionale. Il suo è “un fil rouge emozionante che lega la bellezza dell’arte e la sua poesia narrativa alla denuncia sociale”, come ha osservato il critico Luca Gatta quando Iudice è stato ospite di’Vincent tutti i colori dell’arte’ su Radio Internazionale Costa Smeralda, programma in collaborazione con Mad, neonato movimento d’arte e design diretto da Daniela Cittadini.
Attualmente ha in preparazione una mostra pubblica che si dovrebbe tenere a Milano, incentrata sul tema della sostenibilità e dei cambiamenti climatici. “Descrivo l’uomo nell’Antropocene”, spiega alludendo all’epoca geologica definita dal premio Nobel olandese Paul Crutzen in cui l’ecosistema è stato trasformato dalle attività umane, “non vedo il paesaggio come una visione romantica ma un territorio che si consuma come la carne nella flagellazione. Dipingo mari, rocce, sedimentazione ma c’è sempre presente l’uomo dentro questa complessità”. Nella sua disamina ritorna il tema dei migranti. C’è il ‘Quinto Stato’, dopo il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, come lo definì Sgarbi. Un quadro che è diventato un manifesto dell’emergenza migranti. “È un’opera ciclica, con la nascita di un bambino, la sofferenza degli adulti e la morte, è una ruota che gira nella storia che vede gli esodi legati all’angoscia dell’uomo verso il diritto alla speranza”. Un’altra sua opera iconica è “Nuvole a Venezia”, “paradigma della povertà che avanza in laguna con una gondola che è per pochi e un barcone stracarico, a indicare lo squilibrio tra ricchezza e povertà. Sono fortemente toccato da questa idea di carnaio umano che è sempre presente nel mio lavoro”. Iudice ha voluto richiamare la sua scelta di vivere in città, piuttosto che trasferirsi nei centri artistici della penisola. “Ho preferito tenermi lontano dai centri del potere per provare a raccontare e a far vedere la Sicilia a modo mio, anche con un sapore di cinema neorealista. Penso che tutto quello che c’è da dire e da scoprire sia davanti a noi, come diceva il critico francese Jean Clair,nella contemporaneità bisogna ritornare ai localismi”.