Rinzivillo e i suoi fiancheggiatori, in appello vent’anni al boss: ridotte altre condanne

 
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Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, in una giornata concentrata sulle decisioni nel procedimento “Extra fines”, si sono pronunciati anche rispetto alle posizioni di imputati, compreso il boss Salvatore Rinzivillo (difeso dall’avvocato Roberto Afeltra), giudicati in abbreviato. Proprio nei confronti del sessantenne, considerato il nuovo reggente dell’omonima famiglia di mafia, la condanna è a venti anni di detenzione, rispetto ai ventidue che erano stati chiesti dalla procura generale. E’ stata riconosciuta la continuazione e la Corte d’appello ha di fatto confermato la decisione del gup nisseno. Per gli altri coinvolti, invece, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, l’entità delle condanne è stata alleggerita. Cinque anni e quattro mesi di reclusione all’avvocato Giandomenico D’Ambra (in primo grado erano tredici anni e quattro mesi); nove anni a Gaetano Massimo Gallo (erano undici anni); due anni a Giuseppe Flavio Gallo (in primo grado due anni e otto mesi); quattro anni e cinque mesi ad Emanuele Romano (erano dieci anni e otto mesi); sei anni e otto mesi a Filippo Giannino (in primo grado dieci anni e otto mesi); cinque anni e otto mesi di reclusione per Alessandro Romano e Rosario Pione (erano dieci anni e otto mesi); dodici anni e quattro mesi per Aldo Pione (erano dieci anni e otto mesi), unificati rispetto ad un altro verdetto emesso nei suoi confronti; otto anni ad Ivano Martorana (in primo grado dodici anni e dieci mesi); sette anni e otto mesi a Rolando Parigi (dieci anni in primo grado); nove anni e otto mesi al carabiniere Marco Lazzari (erano dieci anni), al quale è stata riconosciuta la continuazione; cinque anni all’altro militare dell’arma, Cristiano Petrone, che difeso dall’avvocato Silvia De Blasis era stato condannato in primo grado a sette anni. Per gli investigatori, tutti gli imputati erano a disposizione di Rinzivillo, compresi i due carabinieri, che gli avrebbero garantito anche dati estrapolati dai sistemi interni.

L’attività investigativa si focalizzò sugli interessi che il sessantenne concentrò a Roma ma anche nel nord Italia, sostenuto dagli altri imputati, che però hanno sempre negato di far parte del gruppo di mafia. A chiedere la conferma di tutte le condanne, anche in appello, è stato inoltre il legale di un imprenditore locale, che secondo gli inquirenti fu vittima di richieste estorsive. L’avvocato Vittorio Giardino, parte civile nell’interesse dell’imprenditore, ha concluso sostenendo la conferma della pronuncia di primo grado che aveva riconosciuto una consistente provvisionale. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Cesare Placanica, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno.

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