Gela. Tensione altissima tra i dipendenti della raffineria Eni di contrada Piana del Signore e di tutte le altre aziende del gruppo presenti in città.
L’arrivo degli operai dell’indotto. Una prova si è avuta nel corso del consiglio delle rsu convocato dai segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec. Una riunione fissata all’indomani dell’annuncio di nuovi trasferimenti tra i dipendenti del diretto di raffineria. Questa volta, però, all’interno della sala sindacale scelta per il confronto è arrivata anche una delegazione di operai dell’indotto, molti dei quali con i provvedimenti di licenziamento già in mano. Volevano chiarezza soprattutto dai segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania. Dopo un acceso confronto, con l’arrivo di una volante della polizia, gli operai dell’indotto hanno scelto di allontanarsi.
Si va verso lo sciopero. Intanto, da quanto emerge proprio dal consiglio delle rsu, l’ipotesi dello sciopero anche nel diretto Eni appare la più immediata. “L’azienda – hanno detto alcuni lavoratori intervenuti – continua a prenderci in giro. Da oltre un anno si parla di green refinery ma è un progetto che non si regge in piedi. L’azienda sta progressivamente riducendo il personale in città. Come si fa a parlare di green refinery quando negli allegati che ci hanno fornito il numero di operatori da destinare a quegli impianti è ridotto al minimo?”.
“L’azienda non vuole trattare”. Lavoratori, rsu e segretari sindacali non nascondono il timore di un progressivo disimpegno di Eni da Gela. “All’interno della raffineria – hanno detto altri rsu intervenuti – ci sono impianti obsoleti e linee che andrebbero sottoposte a manutenzione costante. Invece, cosa fa l’azienda? Preferisce risparmiare e pensare ai trasferimenti”. I segretari presenti all’incontro sono stati piuttosto chiari. “Noi abbiamo fatto sforzi enormi per andare incontro all’azienda – hanno ribadito – e per tutta risposta, i manager non vogliono assolutamente decedere dai numeri presentati e dal progetto che ci è stato esposto in più occasioni”. Ovvero, in città dovrebbero rimanere solo 400 operatori. Un numero che, allo stato attuale, sembra addirittura messo in discussione. “Il 2016 sarà un anno terribile – hanno ribadito i rappresentanti sindacali – stiamo pagando una serie di errori commessi nel passato. Dobbiamo capire anche noi stessi cosa dobbiamo chiedere ad Eni”. Ad alzare il polverone, non sono soltanto i lavoratori dell’indotto ma contestazioni forti arrivano anche dagli attuali trasferisti che denunciano demansionamenti e il mancato rispetto degli accordi accettati. Una polveriera che, a questo punto, potrebbe aggiungersi a quella dell’indotto. “Dobbiamo capire una cosa – ha voluto precisare il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – non possiamo accendere una guerra tra diretto e indotto. Se non siamo compatti, il caso Gela verrà relegato tra quelli minori e tutto sarà inutile”.