Gela. Quattro dei 23 imputati accusati di aver avuto un ruolo nel presunto giro di furti scoperto al porto rifugio e nell’area della raffineria Eni, patteggiano.
Avrebbero preso di mira non solo il gasolio ma anche rame e piombo. Davanti al giudice Tiziana Landoni, quattro di loro, per il tramite dei legali di fiducia, hanno già deciso di patteggiare la pena. Una scelta adottata da Marco Scilio, Massimo Cocchiara, Crocifisso Rubino e Antonino Di Modica. I difensori, gli avvocati Salvo Macrì, Francesco Enia, Giovanni Cannizzaro e Stefania Valente, hanno formalizzato le loro richieste davanti al giudice e al pubblico ministero Antonio D’Antona. Le loro posizioni processuali, così, si separano da quelle degli altri imputati. Sui patteggiamenti sarà il giudice Silvia Passanisi a decidere all’udienza del prossimo 2 febbraio. A processo sono finiti anche Giuseppe Caci, Rocco Bagnato, Maria Graziella Selvaggio, Vincenzo Belgiorno, Pietro Carrubba, Rocco Casisi, Mario Di Blasi, Emanuele Di Corrado, Gabriele Di Mauro, Emanuele Giacchi, Salvatore Incorvaia, Rosario Novembrini, Francesco Raitano Giuseppe Raitano, Luigi Riccio, Emanuel Scilio, Vincenzo Scordio e Salvatore Trainito. Il giudice Landoni, in ogni caso, ha dovuto disporre il rinvio all’udienza del prossimo 29 febbraio a causa di mancate notifiche ad alcuni dei difensori degli imputati. A scoprire il presunto giro di carburante rubato sia al porto rifugio che nell’area Eni sono stati i militari della guardia di finanza. Tra gli imputati, ci sono anche alcuni dipendenti dell’azienda che si occupava del servizio di rimorchiatori al porto isola della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Nel pool di difesa ci sono anche gli avvocati Antonio Gagliano, Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi, Joseph Donegani, Emanuele Maganuco, Gaetano Carluzzo, Giovanna Zappulla, Salvatore Calabrese, Orazio Rinelli, Grazia Fausciana e Giusy Troni.