Gela. “Il clan Alferi non esiste”. Tollerati dai clan. A ribadirlo, durante il giudizio d’appello davanti ai giudici del tribunale di Caltanissetta, sono stati i difensori di alcuni dei sedici imputati, tutti finiti al centro del blitz “Inferis”. In primo grado, vennero pronunciate condanne per oltre cent’anni di detenzione. A ribadire che il presunto clan capeggiato da Peppe Alferi non sarebbe mai esistito sono stati gli avvocati Maurizio Scicolone, Ernesto Brivido e Giovanni Lomonaco. Sono intervenuti a difesa dello stesso Peppe Alferi, di Vincenzo Alferi, Carmelo Sebastiano Alferi, Giuseppe Biundo e Orazio Pirone. In base alla linea di difesa, Peppe Alferi e i suoi presunti sodali sarebbero stati tollerati dai gruppi di cosa nostra e stidda pur non avendone mai fatto parte. “Al massimo – hanno detto in aula i difensori – venivano utilizzati come manodopera solo per commettere furti o danneggiamenti”.
Si deciderà anche sulla ricusazione. La procura generale, negli scorsi mesi, ha chiesto la conferma di tutte le condanne. A giudizio ci sono Nunzio Alferi, Maria Azzarelli, Vincenzo Azzarelli, Carmelo Alferi, Sebastiano Alferi, Gaetano Alferi, Luigi Nardo, Orazio Pirone, Giuseppe Biundo, Vincenzo Burgio, Giuseppe Caci, Francesco Giovane, Rosario Moscato, Paolo Vitellaro, Fabio Russello e Giuseppe Palmieri. L’assoluzione in primo grado, invece, arrivò per Antonella Bignola e Angelo Pirone. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Davide Limoncello, Giacomo Ventura, Maurizio Scicolone, Michele Micalizzi, Giovanna Zappulla, Nicoletta Cauchi, Riccardo Lana, Cristina Alfieri, Giovanni Lomonaco, Vincenzo Vitello e Margherita Genco. Si ritornerà in aula il prossimo 9 febbraio e in quell’occasione i giudici d’appello decideranno anche sulla ricusazione arrivata da Francesco Giovane e dal suo difensore Giacomo Ventura. Negli scorsi mesi, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal difensore.