Gela. Conti correnti, un immobile, un’attività commerciale e un’autovettura. Anche per i giudici della Corte di Cassazione, sono beni riconducibili ad Emanuele Ganci, già sottoposto a misura di prevenzione perché ritenuto vicino al gruppo mafioso degli Emmanuello. Non è stato accolto il ricorso presentato dai familiari di Ganci, che chiedevano di rivedere la decisione della Corte di appello di Caltanissetta, che aveva disposto la confisca dei beni. I magistrati di Cassazione hanno depositato le motivazioni. Le ragioni del ricorso presentato dalla difesa dei familiari, non sono state accolte. Per i giudici romani, sia i magistrati di primo grado che quelli di appello, hanno legittimamente motivato sulla decisione della confisca. Non sarebbero emersi elementi per ritenere che i beni non fossero riconducibili proprio a Ganci. Sette anni fa, fu assolto dall’accusa di aver preso parte all’omicidio di mafia di Maurizio Morreale.
Tra i beni finiti al centro delle verifiche, un bar e un immobile, che per i giudici, però, sarebbero stati acquisiti attraverso disponibilità economiche di Ganci. Per la difesa, invece, si tratterebbe di beni dei familiari, che avrebbero proceduto all’acquisto, con proprie risorse finanziarie. Una ricostruzione che per la Cassazione non può essere accolta.