Gela. Il sospetto si concentrò su alcuni preziosi, poi ritrovati in un’attività commerciale di compro oro, del centro storico. Il giudice Giuseppe Tripi, ieri, ha disposto la condanna di Vincenzo Peritore, uno dei responsabili dell’attività commerciale. Per gli inquirenti, quei preziosi avrebbero avuto un’origine furtiva. Gli agenti di polizia del commissariato fecero accertamenti, partendo da diversi colpi in abitazione, che si erano verificati in quel periodo. Si ipotizzò che i monili rubati venissero poi rivenduti a titolari di centri compro oro. Un anno e quattro mesi di reclusione, questa la decisione pronunciata dal giudice. Il pm Sonia Tramontana ha concluso proprio per la condanna, spiegando che di quei preziosi non c’era alcuna vera tracciabilità. Il pubblico ministero ha chiesto due anni di detenzione. Parti civili, rappresentati dall’avvocato Vincenzo Salerno, si sono costituiti alcuni dei proprietari dei preziosi. Furono sentiti dagli agenti di polizia, anche per capire se riconoscessero quelli sequetrati nell’attività commerciale. Il legale, nel loro interesse, ha anche chiesto la restituzione, oltre a concludere per la condanna dell’imputato.
Per la difesa di Peritore, sostenuta dall’avvocato Giovanni Cannizzaro, nel corso del dibattimento non sarebbero emerse evidenze di una possibile provenienza illecita. “C’erano regolari fatture di acquisto”, ha spiegato. Il legale ha escluso responsabilità da parte dell’imputato. Secondo questa linea, avrebbe operato nel rispetto della normativa in materia e senza violazioni. Non avrebbe acquistato monili, senza accertarne la provenienza. Il giudice ha però disposto la condanna.