Gela. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta sarebbe stato a servizio dei clan, tanto da mettere a disposizione i magazzini dei suoi punti vendita per ospitare veri e propri summit. Le pressioni subite. Ad un imprenditore, in passato titolare di alcuni supermercati in città, viene contestata l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta, però, la difesa ha presentato una vasta documentazione dalla quale emergerebbe uno spaccato del tutto diverso. L’imprenditore, infatti, sarebbe vittima e non complice delle famiglie locali. E’ stato il suo difensore di fiducia, l’avvocato Francesco Enia, a produrre la documentazione, comprese alcune sentenze nelle quali si descrive la pressione esercitata da Francesco Vella, già ai vertici di cosa nostra locale e oggi collaboratore di giustizia. Davanti alle continue richieste e alla caratura criminale di alcuni esponenti delle cosche, l’imprenditore sarebbe diventato una vittima delle famiglie di cosa nostra.
Per la Dda mediava tra clan ed imprendtori. Al contrario, i magistrati della Dda nissena lo ritengono mediatore tra altri imprenditori e le cosche per la messa a posto d’importanti attività economiche. Il giudice dell’udienza preliminare valuterà gli atti depositati dalla difesa e si ritornerà in aula il prossimo febbraio.