Gela. Sei anni di reclusione. E’ questa la richiesta di condanna che il pubblico ministero Ubaldo Leo ha avanzato nei confronti di un cittadino romeno, che da diversi anni vive in città. Il trentotenne Bobi Gruia è accusato di violenze ai danni dell’ex compagna, che sarebbe stata costretta anche ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà. Una vicenda emersa a seguito della denuncia della donna, a sua volta di nazionalità romena, che in città lavora come badante. Ha scelto di costituirsi parte civile, rappresentata dall’avvocato Rocco Cutini. Il pm, nel corso della requisitoria odierna, ha confermato il quadro accusatorio, sottolineando che le violenze si sarebbero verificate, all’interno dell’abitazione dove i due vivevano, anche in presenza del figlio minorenne della donna. Il magistrato ha chiesto comunque il riconoscimento delle attenuanti generiche, pur sottolineando la gravità delle condotte. Più volte, l’ex compagna avrebbe subito maltrattamenti e vere e proprie aggressioni, che poi portarono all’arresto di Gruia.
La difesa, sostenuta dall’avvocato Angelo Cafà, esporrà le proprie conclusioni, nel corso della prossima udienza. In fase di indagine ma anche in giudizio, è stata messa in discussione la fondatezza di quanto riferito dalla vittima. L’imputato ha spiegato di non aver mai esercitato violenze sulla ex e anzi di essersi occupato del figlio della donna. Versioni che saranno al centro della decisione del collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni).