La Ferrari e l’indagine, non ci fu una truffa sul bollo: assolti due imprenditori

 
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Immagini di repertorio

Gela. Non fu un raggiro all’Agenzia delle Entrate, per eludere il pagamento del bollo di una Ferrari, nella disponibilità dell’imprenditore vittoriese Raffaele Donzelli. Il giudice Miriam D’Amore, al termine dell’istruttoria dibattimentale, ha assolto lo stesso Donzelli e Francesco Gallo, allora tra i responsabili commerciali del gruppo “Lucauto”. Gli accertamenti si concentrarono sull’auto di lusso e sul rapporto che era stato avviato tra gli imprenditori del settore automobilistico e società riferibili a Donzelli. Come ha spiegato il pm Pamela Cellura, ci sarebbe stato un presunto accordo tra le parti, per evitare che la tassa automobilistica gravasse sull’imprenditore vittoriese. La Ferrari, secondo la linea dell’accusa, sarebbe ritornata solo fittiziamente nella proprietà del gruppo “Lucauto”, ma in realtà era sempre l’imprenditore a disporne. Il pm ha citato sanzioni per infrazioni al codice della strada, che in quel periodo furono elevate ad un dipendente delle società di Donzelli, che si muoveva alla guida della Ferrari. Solo formalmente, quindi, l’auto sarebbe risultata in sospensione, in attesa di essere venduta. L’accusa ha chiesto la condanna per entrambi gli imputati, ad un anno e nove mesi di reclusione, riconoscendo la prescrizione, invece, per altri due capi di imputazione. Le conclusioni formalizzate dal pm non hanno trovato riscontro nella ricostruzione fornita dalle difese. L’avvocato Santino Garufi, che rappresenta Donzelli, ha escluso qualsiasi interesse del suo assistito. Ha concluso sostenendo che l’imprenditore vittoriese non avrebbe tratto alcun vantaggio dal presunto raggiro. Riferendosi al rapporto di leasing, che poi venne formalizzato, ha spiegato che comunque il pagamento del bollo, con la normativa allora vigente, non sarebbe toccato a Donzelli. I legali di Gallo, gli avvocati Antonio Gagliano e Filippo Spina, hanno ripercorso la vicenda e gli accertamenti compiuti, anche documentalmente. Hanno parlato di rapporti contrattuali assolutamente regolari. Visto che non ci fu la concessione del finanziamento per l’acquisto dell’auto di lusso, le parti optarono per un nolo a lungo termine, con la possibilità di un successivo acquisto, attraverso il versamento di altri quarantamila euro.

La difesa di Gallo ha riferito di “un’unica dimenticanza”, quella della registrazione del nolo. Per il resto, è stato ribadito, vennero rispettate tutte le procedure previste, senza alcun raggiro. Anche Gallo ha presentato documentazione. Il giudice D’Amore ha riconosciuto la prescrizione di due capi di imputazione e ha pronunciato l’assoluzione per il terzo, con la formula “il fatto non sussiste”.

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