Roma. Lo scorso anno, il progetto era stato annunciato dal gruppo francese del settore, Alstom. L’obiettivo è investire sui treni di nuova generazione, ad idrogeno. Una transizione che ora viene confermata anche dal presidente della commissione lavori pubblici e trasporti del Senato, il grillino Mauro Coltorti. A sorpresa, così come avevano indicato i responsabili di Alstom, anche il senatore ha spiegato che tra le tratte ferroviarie lungo le quali dovrebbero esordire i treni ad idrogeno, ci sono le linee che passano dalla città. Il cambio di guardia dai treni a trazione diesel, di vecchia generazione, a quelli ad idrogeno, dovrebbe andare in scena anche sulle strade ferrate della Modica-Gela, della Gela-Canicattì e della Gela-Lentini, che scontano ritardi enormi. Ad oggi, non si è mai veramente investito per migliorarne l’efficienza. Il progetto pilota si concentra in Val Camonica, ma sono diverse le Regioni che rientrano tra le scelte. Con il passaggio all’idrogeno, si punta anzitutto ad assicurare maggiori garanzie sul piano della tenuta ambientale e del risparmio energetico. A livello locale, sono ancora molte le tratte non elettrificate e proprio nelle scorse ore abbiamo riportato che sono state trasmesse al Ministero della transizione ecologica le carte del progetto per il ripristino della Caltagirone-Gela, nel punto del crollo di undici anni fa, a Niscemi. Dai dati acquisiti dal senatore Coltorti, i nuovi treni dovrebbero sfruttare non solo l’idrogeno verde ma anche quello grigio, di origine fossile. Il progetto sembra poter contare sui fondi del Pnrr e anche in questa direzione si muovono i gruppi del settore. A livello europeo, il target rimane il 2030, quando si conta di far viaggiare sulle strade ferrate almeno un treno su cinque, alimentato ad idrogeno.
Come riporta Repubblica.it, c’è l’incognita del costo dell’energia. “ I treni alimentati con questo sistema si dimostrano convenienti fintantoché l’energia per farli muovere si mantiene sotto i 50 euro per megawatt/ora. Invece, la crisi energetica degli ultimi mesi ha spinto il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica oltre i 200. Secondo i dati del GME (Gestore Mercato Elettrico), lo scorso ottobre ha toccato quota 217,63 euro al megawatt/ora. Stiamo parlando, a conti fatti, di un aumento del 339% sul 2020 e di un buon 37% in più rispetto al settembre 2021. Il che non fa ben sperare per la decisiva svolta ‘green’ delle ferrovie”, riporta proprio Repubblica.it.