Gela. Con una situazione del contagio Covid in città in continua evoluzione e numeri che sono sempre più preoccupanti, riaprire le scuole, con le lezioni in presenza, è un azzardo, che si potrebbe pagare a caro prezzo. Il vicesegretario cittadino del Pd Licia Abela non condivide affatto le posizioni del sindaco. Può decidere di assumere provvedimenti, piuttosto che “giocare a scaricabarile con Asp e Regione”, spiega l’esponente dem. “Non è il momento delle scuse, è il momento della responsabilità. I sindaci di mezza Sicilia stanno giustamente chiedendo a gran voce di posticipare l’inizio delle attività didattiche. Contrariamente a quanto sostenuto strenuamente dal governo centrale sulla necessità di riapertura in presenza della scuola, con l’inserimento continuo di nuovi criteri che consentirebbero il proseguimento delle lezioni anche con casi acclarati nelle classi – dice Abela – occorre una posizione netta contro questo genere di soluzione. Conosciamo bene le problematiche dell’utilizzo improprio della Dad, il caso di settembre della “Solito” ne è l’emblema più evidente, ma proprio adesso, di fronte ad un’emergenza reale che potrebbe tingersi dei colori più cupi, non si può pensare di scaricare le proprie responsabilità o alleggerire la propria posizione, con il solito post sui social che mette le mani avanti sull’impossibilità di essere protagonista di una decisione così importante”. Per il vicesegretario cittadino del Pd, ad oggi, non ci sono le condizioni per riaprire in sicurezza. “Il numero dei casi nella nostra città è ben oltre la normale soglia di preoccupazione, ormai migliaia di cittadini sono costretti a casa per colpa dell’enorme trasmissibilità della variante Omicron. Come si può pensare di riaprire in sicurezza senza nemmeno uno screening iniziale che accerti lo stato di salute reale della popolazione scolastica? – aggiunge – si è chiesto un gesto di responsabilità nel limitare gli incontri durante il periodo natalizio, il calendario degli eventi è stato messo a dura prova con perdite non esigue da parte degli esercenti costretti, giustamente, a ridurre o a cancellare i programmi, si continua, a buona ragione, a sollecitare i cittadini che ancora esitano ad approcciarsi alla vaccinazione, e poi si gioca a scaricabarile con Asp e Regione sulle responsabilità di chi può avere o non avere il potere di chiedere la tutela della salute dei cittadini”.
Abela richiama esempi di altri sindaci, che stanno cercando di assumere provvedimenti per evitare l’imminente ripresa, in presenza, dell’attività scolastica. “Che qualcosa si possa fare lo vediamo chiaramente dalla posizione di numerosi sindaci siciliani che a vario titolo si stanno assumendo la responsabilità di chiudere le scuole e di avviare la Dad, qualora gli screening pre-apertura non fossero effettuati prima del 9 gennaio e sulla stessa lunghezza d’onda sono numerosissimi dirigenti scolastici. Comprendo che la gestione del sistema dei tamponi si presenta ricca di problematiche, file chilometriche e cittadini esausti – conclude – ma posticipare l’inizio delle attività in presenza e predisporre uno screening, prima della riapertura in presenza, non è solo necessario, ma sono atti dovuti per la salvaguardia della salute, altrimenti rischiamo davvero di innescare una bomba ad orologeria”.