Gela. L’accusa di tentato omicidio è stata confermata sia in primo che in secondo grado. Per padre e figlio, a febbraio, arriverà la decisione della Corte di Cassazione. I legali di difesa di Giuseppe Rinella e Simone Rinella hanno presentato ricorso, ai giudici romani. I due imputati sono ritenuti responsabili di aver aggredito un rivale, tra i vicoli del centro storico. Venne colpito ripetutamente, anche alla testa. Pare venne usato anche un martello da fabbro. Il ferito fu sottoposto ad un intervento chirurgico. Sia il gup del tribunale di Gela che i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno condannato Giuseppe Rinella a nove anni di reclusione, mentre sette anni e cinque mesi sono stati disposti per il figlio Simone. Entrambi hanno sempre sostenuto di essere stati colpiti. Si sarebbero difesi. Una ricostruzione che non ha mai convinto gli inquirenti. I carabinieri ripercorsero i fatti analizzando le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e rifacendosi alle dichiarazioni rese dal ferito, che si è costituito parte civile, con il legale Filippo Lo Faro.
I difensori degli imputati, gli avvocati Filippo Spina e Cristina Alfieri, cercheranno di ottenere una decisione che possa rivedere le pronunce già emesse. In appello, i legali dei Rinella, tra le altre cose, hanno spiegato che il rivale, successivamente, iniziò a minacciare gli imputati, anche quando si trovavano in carcere. Fu inviata almeno una lettera minatoria. I giudici di secondo grado hanno confermato la decisione del gup del tribunale di Gela. Toccherà ai magistrati di Cassazione valutare il contenuto dei ricorsi.