Gela. Il titolare di un centro gomme sottoposto ad estorsione per cedere il ferro vecchio al gruppo Alferi. La condanna a cinque anni. Sia in primo che in secondo grado, scattò la condanna a cinque anni di reclusione nei confronti di Sebastiano Massimo Alferi, nipote del boss Peppe Alferi. Adesso, ha scelto d’impugnare quel verdetto davanti ai giudici romani di Cassazione. Lo ha fatto per il tramite del suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone. La doppia condanna, infatti, non sarebbe giustificata dai riscontri processuali. In base alle indagini condotte dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, Sebastiano Massimo Alferi avrebbe preso di mira il titolare del centro, facendosi cedere gratuitamente il ferro e imponendogli di non smaltirlo utilizzando altri operatori del settore. Accuse che secondo la difesa non avrebbero riscontri. Sarebbero emerse, inoltre, molte incongruenze nella testimonianza resa dalla vittima che non avrebbe fornito una chiara ricostruzione dei fatti. L’imputato, inoltre, si sarebbe occupato del prelievo di ferro vecchio dalle officine locali solo per questioni lavorative, essendo alle dipendenze di un’azienda del settore. Non ci sarebbe stato, quindi, nessun controllo del mercato né Alferi avrebbe fatto parte di un gruppo criminale. Adesso, saranno i giudici romani ad emettere il loro verdetto.