Gela. “Risposte scomposte che lasciano trasparire nervi più che scoperti”. L’indipendente Paola Giudice definisce così la presa di posizione dei civici di “Una Buona Idea” e “Impegno Comune”, che ieri hanno rispedito al mittente le sue stesse considerazioni sulla fine dell’alleanza “arcobaleno”. I pro-Greco hanno anche ricordato che il consigliere Giudice, due anni fa, venne eletta vicepresidente dell’assise civica, anche grazie ai loro voti. “A volte la pezza è peggio della buca che si vorrebbe rattoppare andando, peraltro, assolutamente fuori tema rispetto a quanto detto da me in un’analisi politica di più ampio respiro che riguardava l’alleanza originaria che ha dato vita all’attuale governo della città. I colleghi Sincero, Faraci, Caci e Guastella – spiega Giudice – provano a gettare fumo negli occhi dei cittadini e a denigrare chi solleva critiche, come è ormai abitudine, non restando nel merito di quanto ho affermato ma cercando di confondere le idee”. Il consigliere si sofferma soprattutto sul tema della sanità locale, che come ha spiegato ieri non avrebbe avuto alcun impulso da questa amministrazione comunale, mentre i civici hanno tirato le somme in maniera del tutto differente. “Sul tema sanità, i colleghi si vantano di avere completato il pronto soccorso del “Vittorio Emanuele”, che è l’emblema di un ospedale che non funziona tanto che non sono mancate denunce da parte degli addetti alla sanità, dai medici agli infermieri. Se invece si riferiscono al pronto soccorso dedicato al Covid non è neppure attivo – dice ancora il consigliere – prima che finirà la pandemia forse vedrà la luce. Cosa c’è da andarne fieri? Il silenzio a volte è più opportuno. Si vantano di avere avviato la terapia intensiva finanziata dall’Eni. L’Eni ha finanziato quel reparto in tutti i siti nei quali è presente. Esattamente, cosa c’è da vantarsi? Francamente mi sembra la guerra dei poveri. Se questi sono i risultati raggiunti non oso immaginare il resto”. L’indipendente Giudice non pone neanche troppe riserve sulla carica di vicepresidente del consiglio comunale e lo fa capire a chiare lettere.
“Quasi mi si rinfaccia l’elezione a vicepresidente, carica nobilissima, gratuita e quindi a costo zero per la pubblica amministrazione, che mi onoro di ricoprire e che credo di esercitare con rigore e imparzialità. Laddove però i colleghi ritengano che ciò non sia avvenuto – conclude – dovrebbero avere la coerenza di fare il passo successivo, sono liberissimi, come sanno, di portare una mozione di censura in consiglio comunale, all’esito della quale se dovesse servire a farli lavorare meglio di fronte al nulla cosmico e al fallimento politico cui assistiamo, mi dichiaro pubblicamente pronta a rimettere nelle loro mani la carica. Per il bene della città, come tutti loro ci insegnano”.