Gela. Dell’arcobaleno di due anni fa neanche più una traccia, così sintetizza il consigliere comunale indipendente Paola Giudice, tirando le somme di quanto accaduto all’amministrazione del sindaco Lucio Greco. Per il vicepresidente del consiglio comunale, ad oggi “c’è solo la corsa a prendere le distanze dal sindaco che hanno fatto eleggere”. La disamina di Giudice pare non limitarsi solo agli attuali pro-Greco, ma pur senza fare riferimenti diretti sembra chiamare in causa anche il Pd. “Nel frattempo litigano sempre e soltanto in nome del bene comune – dice il consigliere – prima di tutto la città, peccato però che nel frattempo quella stessa città stia affondando e continui ad andare indietro”. Le manchevolezze politiche, secondo Giudice, si estendono a settori strategi come la sanità, senza dimenticare il servizio rifiuti e la partecipata Ghelas. “La memoria non è corta – continua il consigliere – non lo è sulla sanità pubblica, non lo è sul ciclo di rifiuti e neppure sulla gestione della partecipata. La città non ha necessità di una verifica partitica travestita da verifica politica, solo per capire quanti assessori verranno nominati o come costruire il Cda della Ghelas. C’è bisogno di una seria, autorevole e coerente azione politica, libera da bugie, inganni ai cittadini, inutili scorciatoie e travestimenti vari. Bisogna dire le cose come stanno”.
Giudice cita anche la visita della commissione regionale sanità al ‘Vittorio Emanuele’, spiegando che in realtà nulla è cambiato. “Non si è visto nulla eppure la sanità come il degrado del cimitero Farello non sono temi slegati dalla vita quotidiana – prosegue Giudice – la sanità pubblica non è solo corsa alla nomina di dirigenti o primari, sempre ovviamente in nome del bene comune. Non si gioca sui diritti dei cittadini. Non può essere sempre e solo passerella per una perenne campagna elettorale del politico di turno”. Secondo il consigliere, dopo oltre due anni, l’unica impronta che rimane dell’arcobaleno elettorale sono “i comunicati stampa di ex alleati che corrono per altre poltrone, sempre per il bene comune, lo stesso che hanno contributo a realizzare in città” conclude in maniera ironica.