Gela. Un blitz organizzato dagli agenti di polizia del commissariato e da quelli della squadra mobile di Caltanissetta in un’abitazione rurale di contrada Burgio. “C’era un poligono di tiro”. Lì vennero trovati un revolver, un fucile a canne mozze, una cinquantina di cartucce e circa venti grammi di marijuana. Le accuse vengono mosse ai danni del trentenne Luigi Di Noto, finito a processo davanti al collegio penale presieduto dal giudice Manuela Matta, affiancata dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi. Deve rispondere proprio del possesso, senza autorizzazioni, delle armi. “Molto probabilmente – hanno detto i due poliziotti sentiti in aula – quella zona veniva utilizzata come una sorta di poligono di tiro. Trovammo anche una sagoma con le tracce dei colpi. Le armi erano nascoste all’interno di una camera d’aria a sua volta sotterrata. Scavammo e le trovammo”. L’abitazione rurale, in base a quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata nella disponibilità dei cugini Luigi e Nunzio Di Noto.
L’operazione “Villaggio Aldisio” e il blitz in contada Burgio. Il sopralluogo scattò parallelamente ad un’altra indagine, ancora più estesa, che sfociò nel blitz “Villaggio Aldisio”. La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Francesco Enia, ha messo in dubbio diversi particolari emersi dalla deposizione degli investigatori. Il legale ha posto attenzione soprattutto allo stato delle armi ritrovate in contrada Burgio. “Erano in condizioni tali da poter essere utilizzate?”, ha chiesto rivolgendosi proprio ai due agenti di polizia. In base alla ricostruzione fornita dai testimoni, il revolver sarebbe stato arrugginito mentre il fucile a canne mozze si sarebbe trovato in condizioni di efficienza. Entrambi, inoltre, hanno confermato che le armi vennero trovate proprio al confine tra il caseggiato rurale e un altro terreno. Nel corso della loro deposizione, hanno confermato il ritrovamento della marijuana nell’abitazione rurale oltre ad una balestra e ad alcune frecce.
