Gela. Mancati versamenti Iva e di ritenute d’acconto, portarono a processo i vertici della società Elettroclima snc, che per anni lavorò nell’indotto elettrostrumentale di raffineria Eni. In totale, l’Agenzia delle Entrate individuò mancati versamenti, per circa due milioni di euro. Il giudice Miriam D’Amore, a conclusione di una lunga istruttoria dibattimentale, ha disposto l’assoluzione per tutti gli imputati. La decisione favorevole ha riguardato le posizioni, anche dei vertici dell’azienda, Orazio Bonincontro (solo per un capo è stata disposta la prescrizione), Valentina Bonincontro e Carmelo Bonincontro. Assolti nel merito, anche gli altri imputati, Crocifisso Catania, Gaetano Morteo e Rocco Giudice. Secondo i pm, oltre all’evasione fiscale ci sarebbero state operazioni ritenute irregolari, per l’acquisizione di quote societarie e beni. Il pm Pamela Cellura, con la prescrizione comunque maturata per la quasi totalità delle contestazioni, ha concluso per il non doversi procedere. Le difese, invece, hanno ribadito che non ci furono irregolarità nelle operazioni, ricostruite anche con documentazione prodotta in giudizio. Così, hanno concluso gli avvocati Filippo Spina, Enrico Aliotta, Calogero Giardina e Giusi Morteo. Le contestazioni più pesanti, legate proprio ai mancati versamenti Iva e delle ritenute d’acconto, venivano mosse ad Orazio Bonincontro. I difensori, gli avvocati Antonio Gagliano ed Egidio Alma, sono ritornati sul periodo di piena crisi dell’Elettroclima snc.
In sostanza, l’imprenditore, secondo i legali, si trovò davanti al bivio, scelse di garantire i pagamenti ai lavoratori e ai fornitori, senza versare i tributi previsti. La difesa ha parlato di scelte, anche dell’allora committente Eni, che probabilmente appesantirono i conti della società, che si fece carico di nuove assunzioni, ma senza poi ottenere commesse maggiori e quindi andando incontro ad una situazione di non ritorno. Una ricostruzione che ha condotto il giudice a pronunciarsi nel merito, con decisioni favorevoli.