Gela. Sono stati acquisiti i verbali delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Calogero Giambarresi, che venne sentito dagli inquirenti nel corso delle indagini per la ricostruzione dell’omicidio dell’esercente Giuseppe Failla, ucciso all’interno del suo bar, in centro storico, ormai trentatré anni fa. I pm della Dda di Caltanissetta hanno coordinato l’inchiesta, che ha poi portato ad individuare i presunti esecutori e i mandanti. Pare che Failla fosse considerato un amico dei Cerruto di San Cataldo. Sarebbe stato Cataldo Terminio a chiedere il permesso di agire, per l’omicidio, con l’obiettivo di vendicare l’uccisione del padre, della quale ritenne direttamente responsabili i Cerruto. Il commando agì senza lasciare scampo a Failla. Oltre a Terminio, davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta, sono a processo il boss Giuseppe “Piddu” Madonia, Angelo Bruno Greco e Angelo Palermo. Nessuno degli imputati ha mai ammesso di essere stato coinvolto nell’azione di fuoco, che fu ricostruita soprattutto attraverso le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia, tra i primi capi della mafia del Vallone.
I collaboratori, fino ad oggi sentiti, hanno escluso un coinvolgimento di Failla nelle organizzazioni criminali, anzi i familiari sono parti civili, con il legale Giovanni Bruscia. In aula, si tornerà a febbraio, per i primi testimoni delle difese. Gli imputati sono rappresentati dai legali Flavio Sinatra, Sergio Iacona, Cristina Alfieri, Michele Micalizzi ed Eliana Zecca.