Minacce ad esercente, doveva chiudere l’attività: riesame per i tre arrestati

 
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Gela. Davanti al gip, subito dopo l’arresto, hanno respinto le accuse. L’esercente quarantaquattrenne Emanuele Cassarà, il cinquantunenne Marco Ferrigno e il cinquantenne Massimo Terlati, sono ritenuti responsabili delle minacce ai danni del titolare di rivendite di ortofrutta, in un’indagine più ampia, condotta dai pm dell’antimafia di Caltanissetta. Le difese dei tre indagati si sono rivolti ai giudici del tribunale del riesame. E’ stato chiesto di rivedere soprattutto le misure imposte agli indagati, attualmente detenuti. Per gli inquirenti, i tre avrebbero imposto la chiusura di una bottega, intanto aperta dalla vittima, che ha però denunciato i fatti. L’ordine sarebbe partito da Cassarà, probabilmente per evitare concorrenza, visto che a sua volta gestisce un’attività di frutta e verdura, in centro storico. I pm della Dda sono certi che gli arrestati siano riconducibili al gruppo Rinzivillo, anche se i tre hanno respinto gli addebiti. Ci sarebbero state minacce e possibili atti intimidatori.

L’inchiesta è comunque più ampia, tanto da aver coinvolto altre quattro persone, compresi i collaboratori di giustizia Emanuele Terlati e Roberto Di Stefano (non raggiunti da misure di custodia cautelare). I giudici del riesame si sono riservati e decideranno sulle richieste esposte dai legali Flavio Sinatra e Cristina Alfieri, difensori dei tre arrestati.

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