Gela. I giudici della Corte di Cassazione non hanno accolto il ricorso presentato dalla difesa di due legali del foro locale, gli avvocati Luigi Fontanella e Giuseppe Fontanella. L’azione era stata avanzata dal legale dei professionisti, l’avvocato Filippo Spina, a seguito del pronunciamento della Corte d’appello di Caltanissetta, che lo scorso anno aveva disposto l’annullamento della loro assoluzione e la trasmissione degli atti ai pm della procura locale. Secondo i giudici di appello, infatti, ci sarebbero stati gli estremi per contestare agli imputati l’estorsione contrattuale. Una decisione che la difesa degli avvocati ha portato in Cassazione, ritenendola non fondata. I magistrati romani non hanno dato seguito al ricorso, respingendolo. L’inchiesta partì dopo la denuncia dell’imprenditore Salvatore Greco (rappresentato dall’avvocato Rosario Pennisi), che segnalò la richiesta, da parte degli avvocati che allora lo avevano rappresentato, di parcelle professionali considerate sproporzionate. Il gup del tribunale gelese dispose l’assoluzione dei due legali e quella di Greco, invece accusato di calunnia. Per gli avvocati, cadde l’accusa di usura. I pm e la parte civile (lo stesso imprenditore) impugnarono la decisione del giudice dell’udienza preliminare. In appello, pur escludendo l’usura, i giudici di secondo grado hanno disposto l’annullamento, ritenendo che potessero sussistere invece gli estremi dell’estorsione contrattuale, da contestare agli avvocati imputati.
Decisione impugnata in Cassazione dal loro difensore. I giudici romani, però, hanno detto no, ribadendo la legittimità della decisione dei magistrati nisseni. Greco segnalò i fatti, ritenendosi danneggiato dalle richieste dei legali. La difesa dei professionisti, però, ha sempre spiegato che vennero rispettati tutti i patti e le norme deontologiche.