Gela. La Corte d’appello di Caltanissetta, già tre anni fa, le diede ragione, riconoscendo il suo diritto ad ottenere l’indennità per l’esproprio di un’area di circa 3 mila metri quadrati, eseguito dal Comune per un progetto edilizio dell’associazione di comprensorio “Due Emme”. Il Tar Palermo, accogliendo l’azione di ottemperanza, avanzata dall’ex proprietaria dell’area, ha disposto che Palazzo di Città dovrà pagare circa 230 mila euro, oltre agli interessi legali, maturati. Dal 2018, l’ex proprietaria attende di essere pagata, in una delle tante procedure di esproprio che ancora pesano sulle casse del Comune, che dopo l’occupazione dell’area non rilasciò il relativo provvedimento di esproprio. Anche i giudici amministrativi, dopo quelli civili, hanno riconosciuto il pieno diritto al pagamento. Il Comune, nel giudizio di ottemperanza, non si è costituito. Palazzo di Città dovrà provvedere al pagamento entro sessanta giorni. Qualora non lo facesse, interverrà il commissario ad acta, che i giudici palermitani hanno individuato nel prefetto di Caltanissetta. E’ l’ennesimo giudizio di ottemperanza che viene avanzato da ex proprietari di aree espropriate, che però dopo anni ancora attendono di ricevere le indennità.
Chiaramente, il costo per il Comune aumenta, perché con il passare del tempo si moltiplicano anche gli interessi spettanti agli ex proprietari. Quello dei debiti fuori bilancio, in gran parte prodotti da procedure di esproprio quantomeno rivedili, è tra i capitoli più volte richiamati dalla Corte dei Conti e che rappresenta un enorme aggravio di spesa per le casse del municipio.